
Firenze – Nella sontuosa chiesa di Santa Felicita, a due passi dal Ponte Vecchio, questo pomeriggio l’ultimo saluto a Gino Menicucci indimenticabile personaggio non solo nel mondo del calcio, nel quale è stato valente arbitro internazionale, ma come esponente del calcio storico di Parte Bianca; appassionato tifoso della Fiorentina, promotore di mille iniziative non solo sportive e titolare per una quarantina di anni di un negozio di giocattoli pure quello all’ombra del Ponte Vecchio.
Tanta gente a porgere l’ultimo saluto a questo 77enne fiorentino verace. Una chiesa quasi piena. Almeno duecento persone hanno assistito alla funzione funebre. In prima fila i familiari guidati dal figlio Simone. Accanto a loro il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani con tanto di fascia simbolo della Regione Toscana; l’assessore di Palazzo Vecchio Andrea Vannucci con la fascia tricolore in rappresentanza del Comune di Firenze che ha già ottenuto dal Consiglio comunale l’o.k. per assegnare a Menicucci un riconoscimento.
Ma anche una marea di vecchi amici. La Fiorentina Calcio era ben rappresentata. C’erano, tra gli altri, l ’attuale dirigente Sandro Mencucci e gli ex dirigenti Claudio Nassi e Raffaele Righetti e il presidente dei Viola Club dei tempi ruggenti Gigi Boni.
Tra i presenti pure l’ex arbitro livornese Paolo Bergamo a suo tempo anche designatore dei direttori di gara del massimo campionato; ì’ex campione di pallanuoto Gianni De Magistris; Pino Vitale, noto ed apprezzato dirigente di calcio; Furio Valcareggi, figlio del “grande Uccio” . Ed a questi occorre aggiungere esponenti del mondo del calcio storico, della sezione arbitri di Firenze e di persone che vivono in quello che è stato il suo rione.
L’orazione funebre è stata pronunciata da don Gregorio, parrocco della Chiesa di Santa Felicita. Ai piedi dell’altare la bara di Menicucci coperta da mazzi di fiori. Sul un lato della navata della chiesa spiccavano i vessilli della Fiorentina e della Parte Bianca del calcio storico di cui per un periodo Menicucci è stato anche presidente.
Durante la Messa don Gregorio ha ricordato la figura dello scomparso, un fiorentino vero, soffermandosi soprattutto sugli ultimi dodici anni di Menicucci che ha trascorso in carrozzina perché reso disabile non da una malattia, ma da gravissimi errori commessi dai medici che lo curavano. Don Gregorio ha ricordato che una decina di giorni fa era andato a trovarlo all’ospedale e Menicucci gli aveva confidato la speranza di tornare a casa in tempo per seguire in tivù la partita della Fiorentina.
Conclusa la funzione religiosa dall’altare il figlio Simone ha parlato del suo amatissimo babbo. Ha tratteggiato la vita del padre, ironico, graffiante, ma leale e generoso, arbitro di grande bravura. Ma da ammirare anche sotto altra veste. E spesso confessava al figlio di essere profondamente amareggiato per non avere avuto giustizia dalla magistratura sulla causa legale da lui intentata da anni contro quei sanitari che con i loro errori lo avevano ridotto a vivere in carrozzina. E purtroppo in quelle condizioni ha trascorso gli ultimi suoi dodici anni.
Alla fine la bara è stata portata fuori dalla chiesa tra gli applausi della gente che faceva ala al passaggio del feretro. La salma da stasera riposa nel cimitero di Settignano accanto a quelle dei suoi genitori.