
Questo straordinario esemplare dell'architettura funeraria etrusca, scoperto nel 1959 e risalente al VII secolo a.c. è uno dei più grandiosi e meglio conservati monumenti architettonici etruschi dell'intera area fiorentina: esemplifica, insieme alla vicina tomba della Mula, un tipo di sepolture gentilizie che caratterizzano il corso medio dell'Arno. La Tomba, che dal “battesimo” ha raccolto numeri importanti in termini di visite, è composta da un corridoio (dromos) coperto a falsa volta, da due celle a falsa volta e da un tholos a falsa cupola con pilastro centrale.
Il protocollo d’intesa sperimentale, che ha garantito per la prima volta l’apertura al pubblico, ha consentito l’apertura del sito tutti i sabati e le domeniche mattina dalla metà di luglio alla fine di dicembre, permettendo di far conoscere uno dei più antichi e importanti complessi archeologici dell’intera area fiorentina a visitatori locali e a molti stranieri provenienti da Stati Uniti, Germania, Giappone, Israele, Argentina, Ucraina. Sedici i volontari della Pro Loco impegnati fino ad oggi, a titolo gratuito, a fare visitare il tumulo in giorni diversi dai fine settimana alle classi di scuole primarie e secondarie di Sesto, Scandicci, Prato, nonché ad un gruppo di studenti statunitensi della Michigan University. Massiccia inoltre l’attività di promozione del sito archeologico, mossa dall’obiettivo di farlo entrare all’interno dei canali turistici tradizionali. Ai visitatori sono state consegnate infatti guide pieghevoli con testo in italiano e in inglese approvato dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana.
“La Montagnola è un bene collettivo di straordinario valore che deve essere reso fruibile stabilmente alla collettività ma è di proprietà demaniale – ha spiegato il sindaco Gianni Gianassi -. Da parte nostra, abbiamo ufficializzato piena disponibilità a continuare e ad approfondire l’esperienza avviata”. Per ampliare le potenzialità di valorizzazione del tumulo etrusco, l’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino ha previsto all’interno del piano triennale delle opere pubbliche 2012-2014 la realizzazione di un nuovo accesso pedonale al sito attraverso una passerella di legno sul torrente Zambra, ottenendo un finanziamento della Regione Toscana per implementare la segnaletica sul territorio e migliorare l’accessibilità dell’area. “Anche a fronte dei nostri sforzi e di quelli del volontariato culturale – ha concluso Gianassi – vorremmo che fosse possibile addivenire a un nuovo accordo che consenta di riaprire al più presto il tumulo al pubblico”. A fronte di un bilancio estremamente positivo dell’esperienza, “la Soprintendenza dovrebbe presto affidare nuovamente al Comune il nuovo progetto d’apertura ed è molto probabile che a Primavera si riapra stabilmente” – afferma Marco Giachetti, consigliere della Proloco e attivissimo volontario sestese. Attualmente infatti la Montagnola è visitabile da comitive dietro permesso comunale, su prenotazione.
“L’apertura della Montagnola rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra comune, Soprintendenza e volontariato culturale che deve assolutamente proseguire” – ha ricordato invece soddisfatto il consigliere delegato alla cultura di SestoIdee, Massimo Rollino, ringraziando i volontari della Pro Loco e il presidente Alessandro Baldi per l’impegno profuso.
La Montagnola è sormontata da un grande tumulo di circa 70 metri di diametro, in cui si inoltra un lungo corridoio scoperto con all'imbocco alcuni gradini discendenti. I materiali rinvenuti in questa tomba sono di grandissimo interesse, sia perché in quantità assai elevata sia perché spesso provenienti da aree molto lontane; risultano archeologicamente interessanti inoltre i graffiti e numerosi oggetti in avorio ed osso portati alla luce.
Nel corso dei recenti restauri per il tunnel TAV, distante una quarantina di metri, sono emersi infine particolari costruttivi del tumulo, prima sconosciuti (ancora non visibili) ed altre due strutture tombali che ancora conservavano parte del rispettivo corredo funebre: la prima era una semplice tomba a fossa rivestita di pietrame che conservava parte di un cinerario in terracotta "tipo Montescudaio", mentre la seconda, a cameretta composta di lastroni, con cella d'ingresso, era priva della copertura, distrutta da tempo, e conservava frammenti di coppa di vetro, avori ed un altro cinerario in terracotta "tipo Montescudaio" (una classe ceramica studiata dal compianto prof. Nicosia, usata da queste parti come vaso cinerario preferito, in terracotta grezza con costolature meandriformi a rilievo, per ornamento).