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La periferia che cambia: viaggio a Novoli Cronaca

Firenze – Stimolati dalla presenza di sindaco e viceministro (Nardella e Riccardo Nencini), ieri in visita ai cantieri della tramvia, gli abitanti di questa parte della città fanno a gara a parlare. Esternazioni che rivelano un mondo molto più variegato rispetto a quanti pensano la zona come una semplice area di “banlieue” rispetto al centro cittadino. Ad esempio, è interessante la stessa stratificazione degli arrivi in questa periferia passata dal silenzio agli onori delle cronache, da un lato per i cantieri della tramvia, ma dall’altro anche per la creazione, a cavallo con viale Guidoni, del polo unversitario, del giardino, del palazzo di giustizia che svetta, gotico moderno, sullo sfondo, e via via di centri direzionali, nuove abitzioni compresa la lunga edifficile ristrutturazione di quel gioiello che è Villa Demidoff, e persino la nuova piazza “chiusa” a ridosso dell’università. Una configurazione che, come ben dice Alessandra, una cittadina giunta in questo quartiere giusto in tempo per frequentare le elementari, non può prescindere da alcuni elementi molto caratterizzanti, dall’antichissima pieve di San Donato in Polverosa, praticamente inglobata dalla Villa Demidoff, alla “torre” della Fiat, vale a dire il camino inceneritore della vecchia area industriale, mai abbattuto, pregevole residuo di un passato di cui l’Italia è ormai ridotta a invidiare il sogno di progresso economico popolare; struttura su cui il Comune intende investire con gestioni e valorizzazioni trasformandolo in archivio ma anche in punto di ristoro e biblioteca.

Insomma, Novoli si trova lontano mille miglia da quella che può essere la grigia, indifferenziata catasta di casermoni cui si pensa quando si parla di “periferia”. In realtà, i casermoni ci sono, più o meno belli, come c’è l’area delle case popolari, che per molto tempo sono state prese ad esempio di degrado per le condizioni in cui venivano tenute da chi avrebbe dovuto occuparsi della loro manutenzione, e nonostante le continue proteste degli abitanti. Ma è anche la zona in cui c’è la villa degli Agli, e dove, con gli scavi per la posa dei binari della tramvia, sono venuti alla luce interessanti resti che per ora vengono catalogate come “fortificazioni” probabilmente dell’alto medioevo. Ebbene, in questa zona di recente urbanizzazione “moderna” (tacciamo dell’antichità, infatti ci sono anche insediamenti romani), fra gli anni 60 e 70 si insediarono moltissimi toscani, provenienti da fuori Firenze, alla ricerca (e molti di loro dipendenti dell’area Fiat che qui sorgeva) di quel lavoro che aiutava a uscire da condizioni di subordinazione nelle campagne. Dunque la prima ondata fu esenzialmente di toscani di “fuori città”, dal contado forentino, ma anche dalla Lucchesia, dalla Maremma, da altri luoghi ancora sotto schiaffo economico che venivano in città attirati dalla promessa del lavoro. E per molti di loro il sogno si avverò: c’era lavoro, molti comprarono le case in cui erano giunti in affitto. Non solo: i famosi casermoni di via di Novoli erano considerate case di “lusso”, dove vivevano dirigenti dell’anas, della Fiat, (la Carapelli aveva gli stabilimenti in via Torre degli Agli, dove c’è ora la Cassa di Risparmio, senza dimenticare La Nuova Pignone, ancor ora, centro di ) e tutto un ceto da medio a medio alto che in questa zona aveva il centro di riferimento per il lavoro. Ovviamente, insieme arrivarono gli operai, in gran parte famiglie dal Meridione d’Italia. Lavoro, anche per loro. Anche loro si insediarono in strutture nuove o ristrutturate, in case di minore pregio, più piccole, che erano state costruite fra gli anni 50 e 60.Un blocco fu “lapiriano” costtruito proprio per venire incontro a questa ondata di manodopera. Dopo un periodo di limitata dinamicità abitativa, da circa vent’anni, ecco l’impatto delle migrazioni. Sorgono nuovi negozi, nuovi punti di ritrovo, nuove tensioni. Si incanala in nuove forme quella strisciante rivalità ormai assorbita con i “meridionali”, diventa più feroce. Tornano alcune vecchie tematiche del degrado, dalle prostitute con i papponi sotto casa tutte le notti, ai furti, alla microcriminalità. Tutto più forte, più esasperato rispetto a prima. E arriva la tramvia.

“L’immigrazione non è stata poi così traumatica, a Novoli – dice Alessandra – se si parla di case del comune, l’area di via Accademia del Cimento ha avuto maggiore impatto. Le case del Comune sono state “colonizzate” da nordafricani e rom. Su via di Novoli, nessun impatto: le case anche nuove, sono di un livello superiore, ottima categoria. A Novoli ci sono: o case popolari, che creano una sorta di ghetto, o case con criteri di alloggi medio-alti: un appartamento a San Donato (120-130 metri quadri)arriva a 500mila euro, “bruciando” del tutto la soglia popolare”. Del resto, pare proprio che Novoli sia rimasta ormai l’unica area “espandibile” a livello cittadino, una bretella che collegherà Firenze all’area metropolitana. Dunque, si tratta di una vera e propria zona di “rispetto” con tutta la delicatezza e la fragilità che questo genere di passaggi porta con se’. Insomma, da periferia a “secondo centro” di Firenze, “rubando” a poco a poco il ruolo all’area di piazza Dalmazia.

“Il problema è che, nonostante la delicatezza e l’importanza dell’area, i lavori e i progetti vengono fatti senza tenere conto di tutto ciò – continua Gianni, abitante da trent’anni a Novoli – facciamo un esempio concreto: come si può fare un trasloco? E non solo ora, che ci sono i cantieri, bensì anche a cantieri terminati e tramvia funzionante. Il vero quesito è perché, pur essendo doveroso fare i lavori, non si sia pensato innanzitutto a salvaguardare la vivibilità del quartiere e in particolare di via di Novoli che comunque è l’arteria principale, non solo del traffico; diciamo è il “cuore” di Novoli”.

Non c’è solo questo. E’ Sara, una ragazza di nemmeno trent’anni che lavora in un negozio, a raccontare anche altre criticità. Movida a Novoli? “Siamo nel paradosso – dice Sara, laureata, commessa – di una zona con pochi locali, in cui tuttavia la notte è veramente fuori da ogni controllo. Ci sono infatti in compenso i cosiddetti “baracchini”, chiusi di giorno, che di notte si aprono alla baldoria: schiamazzi, urla, sbornie, ubriachi, risse, tutto è permesso. Non è una questione di giudizio morale: si figuri. Il problema è che tutto ciò crea una situazione di insicurezza diffusa che non fa bene all’ambiente, alle persone, in particolare a quelle più “deboli, donne e anziani. Non è una gran cosa, ne converrà, tapparsi in casa alle prime luci della sera, magari con questo caldo”.

Ed è proprio il caldo che fa emergere un’altra questione stavolta legata alla tramvia o meglio ai cantieri. “Che i lavori comincino presto – dice Roberto, un robusto inquilino di circa 50 anni – è plausibile: si lavora presto per anticipare la canicola. E questo è sopportabile. Ma di questi tempi, con le finestre spalancate per l’afa, i lavori in notturna, per chi deve andare a lavorare l mattina dopo, diventano un incubo. Luci a giorno, cantieri in attività, persino le voci degli operai rimbombano in modo rsurreale mentre scherzano ad alta voce fra di loro o parlano di cosa stanno facendo”. “E poi – insiste Gianni – il problema dell’ingombro delle carreggiate non è stato considerato per niente. Traslochi, camion, ambulanze, trasporto anziani. Se si ferma qualcuno o qualcosa, il flusso di trtaffico si interrompe e si fomra un tappo incalcolabile. Come si fa? Considerate che il marciapiede non è abbatstanza largo da tutte le parti per consentire una sosta. Allora, come si fa?” .

Conclude Sara, con ironia: “Ricordo quando ci fu la raccolta firme contro le battone. Tutto sommato, se ne son andate anche loro, visto che la sosta per i clienti non è più possibile. E a dire il vero, un po’ mi dispiace. Il problema minore erano loro: ritornavo a casa di notte fonda, e trovavo sempre la stessa sulla porta di casa. Ci scambiavamo un saluto: “Ciao, tutto bene?” un sorriso, e mi sentivo rassicurata. Era quasi un presidio”. Tutti ridono.

Foto: Angela Metelli per Stamp

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