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La ricetta di Squinzi: “Nuove relazioni industriali, contratto nazionale forte e riforme” Economia

Firenze – Con le sue parole choc di martedì, “li metterò con le spalle al muro”, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi voleva dare un preciso  avvertimento ai sindacati nel momento in cui si avvicinano le scadenze per il rinnovo di quattro dei più importanti contratti nazionali: metalmeccanici, alimentari, chimici e tessili.  “Nel mio gruppo solo il 14 per cento ha una tessera sindacale. – ha detto Squinzi intervenendo all’assemblea di Confindustria Firenze che ha formalizzato la nomina del nuovo presidente Massimo Messeri – I sindacati rappresentano ora sopratutto pensionati e pubblico impiego, e con questi dobbiamo programmare il futuro del paese? Ho qualche dubbio”.

Non ha smorzato i toni Squinzi che ieri sera ha incontrato i segretari confederali nazionali che si riuniranno lunedì prossimo, mentre il 23 luglio dovrebbe riprendere il confronto. A loro ha spiegato la posizione di Confindustria che è quella di non avviare trattative prima di un chiarimento generale: “Siamo in una situazione di estrema difficoltà. Le relazioni industriali si sono trascinate da qualche anno senza arrivare a risoluzioni concrete definitive. ora è necessario chiarirsi e innovare. Non si può andare avanti con i rituali del passato”, ha aggiunto il presidente degli industriali,  la cui visione è quella “di un contratto di lavoro forte, mentre non sono possibili contratti di lavoro aziendali, a meno che non siano legati alla produttività, perché le imprese sono allo spasimo”.

Il contratto nazionale forte è quello che coglie le attuali opportunità, come quelle offerte dal Jobs Act che permette di trasformare una gran parte dei contratti di lavoro a tempo indeterminato senza più complicazioni di rapporti di vario tipo “affastellati”. Con un secondo livello legato alla produttività dove è possibile. “Ho capito che i sindacati non sono d’accordo fra di loro e sono nell’attesa messianica che accada qualcosa che li metta in condizioni negoziali migliori. Se non ci sbrighiamo ad arrivare un accordo c’è il pericolo che intervenga il governo e chi rischia è il sindacato”.

Sul governo, Squinzi ha detto che “Renzi si è mosso con coraggio e determinazione su tanti temi, ma non abbiamo cominciato a mettere mano a tutte le riforme come la semplificazione, i regolamenti che regolano le attività economiche, la riforma fiscale. Per il momento abbiamo realizzato il 10 per certo di quello che dovremmo fare per tornare a essere un paese normale e ritrovare la competitività come ha fatto per esempio la Spagna”.

Per quanto riguarda la ripresa il presidente di Confindustria si è detto ottimista, ma “dopo 13 trimestri negativi lo 0,3% di aumento del Pil  non è un numero che ci fa saltare di gioia. Nel secondo trimestre ci aspettavano lo 0,5 ma sarà 0,2:  la ripresa non c’è ancora e il segno più deriva da fattori esterni come l’andamento del prezzo del petrolio, il  basso costo del denaro derivato dall’iniziativa di Mario Draghi che è l’unica persona che si muove con una visione politica dell’Europa”.

Sulla crisi greca, infine,  Squinzi si augura che alla fine si trovi composizione tale che possa mantenere la Grecia nell’Unione europea e nell’euro: “E’un problema politico che se fosse stato affrontato all’inizio si sarebbe risolto con più facilità e con meno dispendio di denaro, ma non drammatizziamo il problema. La Grecia rappresenta il 2 per cento della economia europea e non a non credo che qualunque cosa succeda faccia saltare l’intero  meccanismo. Però credo che la situazione politica dell?’Europa sia drammatica, perché  manca la volontà politica di andare avanti,  di essere Stati Unit d’Europa. L’Italia deve spingere in questa direzione e mi auguro che Renzi continui a battersi con forza ed energia perché la Merkel, vincitrice di battaglia, perda la guerra”.

Foto : Giorgio Squinzi entra nel cinema teatro Odeon per partecipare all’Assemblea di Confindustria Firenze

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