
Prato – È stata un’esperienza unica nel suo genere quella offerta qualche sera fa dal Lions Club Prato Host ai soci ed amici di ascoltare Alessandro Martire d’Anghiari avvocato fiorentino e presidente dell’Associazione culturale Wambli Gleska, perché è la sola personalità ufficialmente autorizzata a rappresentare in Italia il popolo Sioux (Lakota-Sicangu) di Rosebud, grazie al conferimento di un mandato di rappresentanza oltre ad essere membro onorario della Nazione Lakota Sicangu e loro avvocato Internazionale.
Con la sua associazione fondata nel 1995, Martire si occupa di diffondere la cultura tradizionale del Popolo Lakota, nonché promuovere riconoscimenti e rapporti internazionali con i vari Governi Locali per “i diritti umani della Nazione Lakota Sioux“. Ed entrambi hanno ricevuto dal Consiglio tribale della Riserva di Rosebud (Sud Dakota), dove vivono i Lakota Sicangu, e dalla Nazione Oglala Lakota di Pine Ridge, l’autorizzazione scritta per lo sviluppo di iniziative di carattere scientifico, culturale, servizio umanitario per la tutela ed il riconoscimento dei diritti umani.
Ultimo discendente di Pietro Martire D’Anghiera lo storico diplomatico alla corte di Ferdinando ed Isabella di Spagna, Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri, nonché autore del “De Orbe Novo” scritto grazie alle testimonianze dirette dell’amico Cristoforo Colombo sul viaggio in America, e primo a descriverne i massacri causati dai Conquistadores, Alessandro Martire, appena diplomato si reca negli Usa alla Columbia University e qui termina i suoi studi universitari con una tesi sulla Nazione Lakota Sioux delle riserve di Pine Ridge e Rosebud.
Un interesse per i popoli Indigeni Nord Americani che, per sua stessa ammissione, era vivo in lui sin da piccolo e così, invitato a partecipare alle loro cerimonie sacre come la danza del sole con auto sacrificio, abbandona la religione cattolica per la “spiritualità” dei Lakota e diviene Oyatenakicijipi, “Colui che parlerà per la sua gente”. Ad adottarlo come figlio Dog senior, che nel 1973 era stato uno dei leader della rivolta di Wounded Knee per riaffermare i diritti del suo popolo.
E oggi “Colui che parla per la sua gente” ha mantenuto la promessa cercando di diffondere in Italia e nel mondo la cultura e la tradizione del suo popolo che vive nelle riserve di Rosebud e Pine Ridge, di cui avverte la sofferenza, la paura, la povertà, la disperazione ma anche le fragilità fisiche dovute ad una alimentazione di sussistenza e di abuso di alcool. Sebbene diretti discendenti dei grandi capi come Toro Seduto e Cavallo Pazzo, sembra che per gli americani e il governo i Lakota Sioux, non esistano. Da sempre infatti i nativi, per tantissimi americani, hanno rappresentato un vero e proprio ostacolo alla nascita della Grande America. E in nome del progresso i coloni non solo sfruttarono l’oro delle Black hills, ma invasero le grandi pianure per costruirci le ferrovie trascontinentali, uccisero uomini, donne e bambini sterminando i bisonti unica loro fonte di sostentamento. Animali che ormai quasi estinti resero i Lakota più disponibili a lasciarsi chiudere nelle riserve.
I loro discendenti sopravvissuti ai massacri del secolo scorso e a quelli attuali sono poco più di 50.000 e vivono suddivisi in diverse riserve sparse tra il Sud e il Nord Dakota. “Senza un lavoro dignitoso hanno un modesto sussidio statale e i loro occhi,- così ha raccontato Martire – sono spenti e i corpi consumati dall’alcool e dalle droghe, oppure obesi a causa del diabete”. Eppure in questo popolo è ancora viva una spiccata spiritualità che gelosamente custodiscono per sopravvivere attraverso riti che coinvolgono i quattro elementi.
Tra le curiosità che Alessandro Martire ha riportato è che lui ha per fratello adottivo Moses Brings Plenty, l’attore di Hollywood che con Kevin Costner è nella serie su Sky «Yellowstone» nonché discendente diretto di Toro Seduto da parte di madre. E che poi possiede nella sua casa a Campi Bisenzio una originalissima collezione di 450 oggetti di cui anche il protagonista di «Balla coi lupi» fa in qualche modo parte, perché quando fu girato il film lui era nella riserva di Rosebud che fu coinvolta per i dialoghi in Lakota e alla fine gli furono regalati alcuni oggetti realizzati per le riprese. Una raccolta che nel suo genere è la più importante a livello europeo assieme a quella di Sergio Susani, anche lui toscano di Foiano della Chiana.
Divenuto danzatore del sole e “custode” di “sacra pipa” dal 1982, Alessandro Martire è anche autore di numerosi libri sui Lakota per offrire una nuova ed originale interpretazione della loro storia per l’organizzazione democratica e matriarcale ispirata a una profonda consapevolezza umana; per la spiritualità con il mondo delle ombre e della vibrazione universale che è in noi ed intorno a noi, ma anche riguardo la presunta “scoperta” dell’America da parte di Colombo con una nuova teoria, sostenuta da diverse prove storiche, circa l’arrivo nell’America del nord dei “Cavalieri Templari” guidati dal Principe Henry Sinclair ben 98 anni prima del famoso navigatore genovese.