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Latte in polvere, la Toscana rischia la scomparsa di 35 formaggi tradizionali Economia

Firenze – Tra le migliaia di casari, allevatori, consumatori che stamattina si sono ritrovati sotto Montecitorio per protestare contro la possibilità, caldeggiata dall’Europa, che si utilizzi polvere di latte per la preparazione delle nostre eccellenze casearie, ci sono anche loro, un buon numero di toscani che presidiano la manifestazione per gridare il loro no alla pretesa dell’Europa. Del resto, la Toscana  è tra la regioni, in Italia, con una fra le maggiori biodiversità lattiero-casearia di qualità, oltre che uno fra i territori nazionali con il paniere più rifornito per quanto riguarda i formaggi.

Del resto, il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte oltre a danneggiare e ingannare i consumatori, rischia di fare saltare un intero sistema gastronomico che affonda le sue radici in secoli di tradizioni e cultura casearia con una ricaduta negativa sia sul piano economico, che occupazionale ed ambientale. Basti pensare a un semplice dato, offerto da Coldiretti, che ha organizzato la protesta:  con un chilo di polvere di latte, “che costa sul mercato internazionale 2 euro, è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori”.

 Che sotto al sistema dell’uso del latte in polvere ci sia un tentativo di speculazione da parte dei produttori di questo derivato, è secondo Coldiretti dimostrato dal fatto che, mentre parte il pressing della Commissione Europea sull’Italia, sono aumentate (di già) le importazioni di  latte e crema in polvere “del 16 per cento nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno”. secondo una analisi della Coldiretti. “E non è certo casuale – aggiunge la Coldiretti – che i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania, l’asse che detta la linea politica dell’Unione Europea”.

 Insomma si tratta di un vero e proprio braccio di ferro che ha visto prendere il via dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea. Lettera, che, rivela Coldiretti ” è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte)”. Di fatto, con questa lettera si vorrebbe mettere la parola fine al divieto, che in Italia venne apposto con la legge  138 dell’11 aprile del 1974,  “di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari”. dunque, fine dell’utilizzo per legge di latte fresco, fine anche all’eccellenza del panorama caseario italiano e della specificità toscana dei 35 formaggi tipici, che raccolgono la loro distintività in fatto di sapore anche dalla “diversità””del latte fresco, che mantiene vive non solo una quota proteica che viene a perdersi con la trasformazione in polvere, ma anche quel sapore caratteristico della diversità di “dieta” cui è sottoposto l’animale. Del resto, come spiega  la Coldiretti, la polvere di latte  “è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti mentre in Europa i leader sono Francia e Germania”.

 

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