Lavoratori Ataf, presidio per lavoro e sicurezza

Firenze – Un presidio intersindacale, organizzato da ADL Cobas, Cobas Lavoro Privato e SGB (Sindacato Generale di Base), ha condotto i lavoratori di fronte al deposito ATAF di viale dei Mille stamattina. Le rivendicazioni sono  a un tempo nazionali e direttamente riguardanti il Comune di Firenze. Per quanto riguarda queste ultime, le parole d’ordine sono,come spiega Alessandro Nannini dei Cobas fiorentini: ritorno al lavoro per tutti i lavoratori allargando i tempi dei servizi, pagamento al 100% dei salari, prefigurazione di premialità per i lavoratori che hanno consumato le proprie ferie, durante il lockdown, evitando così ad altri colleghi di finire in cassa integrazione. Basti ricordare, sottolineano dai Cobas, che a luglio 2019 i turni erano circa 510 al giorno, anc mentre ad oggi, siamo fermi a 455. Sul punto, intervenendo in consiglio comunale, mettono il dito i consiglieri di Spc Palagi e Bundu: “Una cinquantina di servizi in meno, in una situazione in cui sarebbe invece bene garantire un rafforzamento del trasporto pubblico locale, vista la capienza minore dei mezzi dovuta al distanziamento previsto dalle norme per contrastare l’emergenza Covid-19. Possiamo capire che i piccoli bus elettrici siano problematici in termini di norme sanitarie, ma ci sono tante linee che possono essere rafforzate. Anche perché non stiamo parlando di un servizio turistico (anche se in questa città ormai tutto sembra essere al servizio del turismo…), ma di un diritto alla mobilità garantito anche in piena fase 1”.

Fra i punti rivendicati anche a livello nazionale, uno appare particolarmente importante, in tempi di covid, vale a dire la necessità che il servizio venga ripristinato al 100% proprio per riuscire a svolgere un servizio che sia sicuro sia per gli utenti che per gli operatori. con la frequenza delle corse, infatti, decade la necessità di assembramenti e mezzi pieni. Una serie di precauzioni inoltre verranno ancora mantenute, per diminuire i rischi. Ed è ovvio, dicono dai sindacati, che l’ottemperare a misure di sicurezza e aumentare le corse può essere assicurato, senza ricadere sui lavoratori, solo dal servizio pubblico. Dunque, stop alle privatizzazioni. Inoltre, i dipendenti chiedono riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in quanto la rimodulazione del servizio non “può essere pagato dai lavoratori”.

 

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