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Lettera aperta per ricordare che d’abbandono si muore Breaking news, Dibattito politico

Firenze – Lettera aperta dal Movimento di Lotta per la Casa, che, ricordando la tragica morte di un giovane uomo vicino al Movimento avvenuta in questi giorni, ricorda anche uno dei principi fondamentali per restare umani: “d’abbandono si muore”. 

Riceviamo e pubblichiamo: 

“Con il cuore pesante vogliamo salutare un compagno, un amico sfortunato, un ragazzo che ha voluto sottrarsi all’agonia dei suoi mostri, un uomo che voleva essere libero di decidere della sua vita con dignità. Stanco di dover chiedere ed elemosinare diritti e aiuti. Non riusciva a trovare un lavoro, ne ha fatti tanti e tanti ne ha persi perché non ha mai voluto cedere la sua dignità.

Ha cercato di ottenere una residenza per non essere invisibile, ma la legge è legge: niente residenza se vivi dignitosamente in una casa occupata. Eppure è stato definito “senza fissa dimora”. Allora ci chiediamo: una persona senza fissa dimora dovrebbe essere iscritto con residenza alla casa comunale o in via del Leone, ebbene no, non sempre… perché chi dimora in una casa occupata è condannato a essere invisibile.
Ipocrita politica con la pancia piena, che con un decreto anticostituzionale lo aveva condannato alla morte civile, all’inesistenza. Però per il Sert esisteva, portava denaro, era spendibile, anche per Psichiatria esisteva portava denaro, era spendibile. Eppure lo hanno abbandonato a se stesso, a gestirsi una manciata di pillole e metadone. Anche per noi esisteva, forse gli unici per i quali esisteva veramente. Non lo abbiamo abbandonato neanche nei momenti peggiori quando lottava con i suoi mostri o quando aveva fame ed era bello quando sorrideva perché era ” a casa sua” “in un posto magico”, dove affermava che sarebbe uscito solo da morto. Caro bravo “giornalista” che definisci “casa Gabriella” un posto fatiscente, ti invitiamo a farci un giro e ti offriamo pure il caffè perché siamo persone e discutiamo senza sentimentalismi del fatto che d’abbandono si muore.  Così com’è morto Guido, in una grotta a Fiesole, ritrovato sei mesi dopo essere stato allontanato dall’albergo popolare perché era scaduto il tempo dell’accoglienza (dopo lo sgombero di una casa occupata “Monte Uliveto”), così come è morta Alice, di freddo, su una panchina, in seguito al termine dell’accoglienza (dopo lo sgombero della “Querce”).
Così com’è morto William per la paura di essere sgomberato. Tutte persone morte d’abbandono e ce ne sono molte altre, che non hanno mai avuto il coraggio di occupare e sono morti d’abbandono. Come chi si è lanciato dal tetto in via Slataper o chi è bruciato vivo all’ex Aiazzone.
Quanti morti ancora?  Quanti ancora dovranno impiccarsi per uno sfratto? Per un fallimento? Quante persone fragili dovranno morire ancora d’abbandono?”.
Marzia Mecocci – Movimento di lotta per la casa di Firenze
sempre al fianco degli ultimi.
Ciao William.
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