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Lieve ripresa in Toscana, ma a trainare sono solo Firenze e Prato Economia

Firenze – La Toscana è in lieve ripresa, ma a trainare sono solo Firenze e Prato. È quanto emerge dalla fotografia dell’economia regionale scattata da Ires e CGIL Toscana sulla base dei dati Prometeia. Presentato stamattina, il Focus Economia Toscana lancia segnali di crescita, ma l’analisi dei dati suggerisce ancora cautela. Nei primi cinque mesi del 2015 sono infatti cresciuti del 6,7% gli avviamenti al lavoro – trend già avviato nella seconda metà del 2014 grazie alla defiscalizzazione innescata dalla legge di stabilità – ma non con linearità.

Il passaggio da 314.184 dei primi mesi del 2014 agli attuali 335.473 ha visto infatti un’impennata delle assunzioni a tempo indeterminato tra gennaio e febbraio, ma un calo nei mesi successivi, una sorta di “effetto doping” e della conseguente crisi di astinenza. “È come se, via via, le aziende abbiano finito le riserve – ha detto Daniele Quiriconi, segretario regionale CGIl Toscana – e la bolla sia, così, esplosa”.

La nuova linfa all’occupazione toscana (in 5 mesi si è passati da 35mila a 53mila assunzioni), per quanto evidente, non può dirsi quindi frutto di un nuovo corso dell’economia quanto di un effetto della convenienza del momento, effetto che nel lungo periodo, non sembra essere affatto sufficiente alla risalita. “Se questa è la tendenza, ci domandiamo cosa succederà quando finiranno gli incentivi”.

Crescono anche le assunzioni, anche se per quasi la metà si tratta di trasformazioni da determinato a indeterminato (+ 2,6%) e di lavoro interinale (+ 15%) ma calano apprendistato, contratti a progetto e simili. Crescono, del resto, anche le cessazioni di rapporti a tempo indeterminato (33.666 nel 2014, 34.522 nel 2015, con un aumento del 2,54%) e i licenziamenti collettivi ex L. 223 volano a due cifre (20% circa), a dimostrazione di un’economia regionale ancora molto fragile.

“Questo dato indica che siamo ben lontani dall’uscita dalla crisi”, tanto più che il numero di disoccupati nelle varie province della regione resta sostanzialmente stabile: sulla base degli indicatori di Prometeia, la disoccupazione in Toscana dovrebbe infatti calare impercettibilmente, nel corso del 2015, dal 10,1% al 10%.

Sul credito sono confermate tutte le tendenze (il settore delle costruzioni resta quello più colpito dalla contrazione). Il dato di crescita arriva dall’export, che nel primo trimestre è salito dell’1,1%, alimentato soprattutto dai settori tessile-abbigliamento-calzature-pelletteria (+ 3,6%), a fronte – invece – di un calo nell’agricoltura (- 3%), nell’industria estrattiva (- 3,1%) e nella meccanica (- 0,4%).

A livello provinciale la situazione è molto differenziata – anche in chiave previsionale – col quadrante metropolitano centrale che vanta le performance migliori della regione, trainato da Firenze, che registra un’incidenza minore di disoccupati, una crescita di consumi che dovrebbe salire al +1,8% e un export decisamente al di sopra della media regionale.

Le previsioni vedono invece un aumento della disoccupazione a Livorno, un’ulteriore caduta delle esportazioni e una sostanziale stagnazione dei consumi. Ferme anche Lucca e Massa, mentre su Prato dovrebbe consolidarsi un aumento dei flussi di nuovo avviamento al lavoro, che però non sarà sufficiente ad intaccare il tetto dei licenziati degli ultimi anni. L’andamento dei prossimi trimestri, in tutta la regione, è quindi in chiaroscuro.

“La Toscana sta cercando di risalire lo scalino creatosi negli anni, ma – ha detto Fabio Giovagnoli, presidente di Ires Toscana siamo in presenza di condizionamenti strutturali difficilmente rimovibili”. Il ritmo è dunque quello di un “avanti piano”, a fronte del quale l’unica cura pare essere il rilancio degli investimenti (e relativa capacità di attrarne) e del credito bancario alle imprese quale unica cura per dare vero slancio a quello che, ad oggi, è solo un timido risveglio nel sopore della stasi.

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