
Firenze – Un masso di roccia da oltre 10 tonnellate si stacca a Petra, il famoso sito in Giordania, per la precisione nel Siq, una sorta di canyon, a fine maggio 2015. Niente di straordinario purtroppo, vista la natura delle rocce arenarie in cui è stata scavata una delle città antiche più stupefacenti del mondo. Però quel crollo era stato previsto: esattamente a fine 2014, con un algoritmo sviluppato da Giovanni Gigli, che fa parte del Gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze.
Il team di ricerca fiorentino è intervenuto su sollecitazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che sta lavorando a un progetto Unesco per la stabilizzazione di quell’area, soggetta a fenomeni di crollo, in collaborazione con l’Università di Città del Capo (Sudafrica).
Dunque, l’algoritmo sviluppato da Gigli non solo ha individuato le masse rocciose instabili, ma ha consentito di elaborare la previsione ad altissima precisione. Ed è stato lo stesso ricercatore fiorentino a dare qualche ragguaglio sulle modalità dell’operazione: “Attraverso immagini tridimensionali ad alta risoluzione, ottenute mediante laser scanner, abbiamo estratto i dati necessari a identificare le fratture nella roccia – ha spiegato il ricercatore fiorentino – a seconda della loro collocazione e dell’orientazione della parete è infatti possibile calcolare la possibilità di scivolamenti, ribaltamenti e distacchi”. L’elaborazione del dato è stata fatta nei laboratori del Dipartimento a Firenze, mentre un sopralluogo a Petra, avvenuto alla fine dello scorso anno, ne ha reso possibile la validazione.
“E’ da molti anni che lavoriamo e perfezioniamo il nostro algoritmo – prosegue Gigli – Lo abbiamo applicato in diversi contesti per problemi di Protezione Civile, beni culturali e nel settore minerario. Fino a oggi abbiamo centrato tutte le nostre previsioni”.
Anche alla luce di questi risultati, alcuni ricercatori del team di Nicola Casagli, ordinario di Geologia applicata, hanno costituito una società, Geoapp, dopo aver concluso il percorso di preincubazione presso l’Incubatore Universitario Fiorentino (IUF). L’intento è di allargare il campo di interventi del gruppo di ricerca, soprattutto nel campo della sicurezza delle attività minerarie e delle grandi infrastrutture.