
Firenze – Il nuovo auditorium del Maggio è lo spazio ideale per i fiorentini: 1.200 posti, divisibile in due spazi da 500 per attività sulle quali ci sono già state manifestazioni di interesse (concerti da camera, eventi di imprese e istituzioni, associazioni etc.). Alexander Pereira (foto), il sovrintendente, ne è sicuro: per la città “sarà un elemento unificante”. Con i suoi 1.900 la sala major infatti – ha detto ai giornalisti – “è troppo grande”, ed è uno dei motivi per i quali la riapertura “en intégrale” al pubblico ha mostrato parecchi vuoti, visto che l’emergenza covid ha lasciato molte preoccupazioni soprattutto nel pubblico 75-90 che in gran parte ha deciso di non rinnovare automaticamente l’abbonamento.
Sono riflessioni che Pereira ha fatto nel corso di una conferenza stampa convocata per spiegare al pubblico i problemi organizzativi emersi per il giorno dell’inaugurazione dell’Auditorium intitolato a Zubin Mehta. Era stato annunciato un unico grande concerto diretto da Mehta il 21 dicembre, ma obblighi di protocollo e la necessità che l’evento sia offerto a tutta la comunità cittadina, ha consigliato di raddoppiarlo il 22 dicembre (musiche sacre di Puccini, Francesconi e Bruckner). “Ho invitato tutti i miei collaboratori di questi anni e restano circa 300 biglietti a disposizione”, ha detto (il costo dei biglietti è differenziato). All’inaugurazione sarà presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La cattiva notizia è per chi si è già procurato un biglietto per Madama Butterfly che era stata fissata per il 22 e slitterà al 27 dicembre: ma tutti avranno l’assistenza necessaria.
Il secondo problema riguarda la prevista messa in scena del Fidelio di Beethoven, dal momento che per il 28 dicembre non sarà ancora pronta la buca per l’orchestra, che perciò dovrà salire sul palco togliendo lo spazio alla messinscena: che fare? Passare alla sala major? Ma si perde tutto il carattere di maestosa inaugurazione della sorella. Farlo in forma di concerto? Addio impatto spettacolare. La soluzione è stata quella di ricavare uno spazio di 5×8 metri fra l’orchestra e il pubblico (il coro starà ai lati) e realizzare un’azione drammatica entro quei limiti (il coro viene interpretato da mimi): “La decisione è stata possibile perché il regista Matthias Hartmann e lo scenografo sono abituati a realizzare allestimenti con pochi elementi a disposizione, il Fidelio in fondo è un’opera molto statica (pensate se fosse stata la Carmen!) e, soprattutto, la disponibilità di Zubin Mehta ad arrangiarsi con un podio mobile”.
L’altro problema è che la programmazione serrata limiterà a quattro le recite del Fidelio, il 16 gennaio arriva Pipistrello di Johann Strauss jr.(co-prodotto con Monaco di Baviera), quando un’opera dovrebbe avere come minimo 6 repliche. Comunque “è l’arte che deve decidere, non l’economia”. Una buona notizia, infine, per gli ex loggionisti che nella seconda galleria non possono vedere il direttore: alla ripresa delle attività nel settembre 2022 il problema (con rialzi etc.) sarà risolto.