
Firenze – E’ dalla Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa che parte la più ampia analisi che prende in considerazione i dati mondiali di 21 anni di “vita” del mais geneticamente modificato. Dal 1996 fino al 2016, attraverso le colture che iniziarono a germogliare negli Stati Uniti, Europa, Asia, Africa, Sud America e Australia. Ebbene, il responso è che non c’è nessuna evidenza che conduca a ritenere il mais Ogm pericoloso per la salute umana. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports.
A fronte del dibattito scientifico e dei capovolgimenti di fronte, tuttavia, lo dice la Coldiretti, gli italiani hanno già deciso. Per il momento almeno. “Quasi 7 cittadini su 10 (69 per cento) considerano gli alimenti con organismi geneticamente modificati (Ogm) meno salutari di quelli tradizionali mentre l’81% non mangerebbe mai carne e latte proveniente da animali clonati o modificati geneticamente”. Lo registra un’indagine Coldiretti/Ixe’, diffusa in occasione della pubblicazione sui rischi per la salute del mais ogm. E anche in Europa, sembra proprio questa l’opinione prevalente.
Al di là dei dati, i fatti dimostrano quanto sia diffusa l’avversione agli alimenti geneticamente modificati. Ad esempio, nel continente europeo, ricorda la Coldiretti, a coltivare mais ogm sono rimasti solo due Paesi: Spagna e Portogallo, e anche in questi casi si assiste a una contrazione della superficie coltivata (-4,3% nell’ultimo anno, analisi Infogm). “La superficie europea coltivata a transgenico nel 2017 – sottolinea la Coldiretti – risulta, infatti, pari ad appena 130.571 ettari rispetto ai 136.338 dell’anno precedente, con le colture biotech che sopravvivono nell’Unione Europea solo in Spagna e Portogallo, dove tuttavia si registra una riduzione delle semine del mais MON810, l’unico coltivato. Anche Repubblica Ceca e Slovacchia – continua Coldiretti – hanno infatti abbandonato la coltivazione e si sono aggiunte alla lunga lista di Paesi «Ogm free» dell’Unione Europea”.
Sui motivi che conducono allo stop della coltivazione Ogm da parte degli agricoltori, a parte forse la pressione di un’opinione pubblica contraria che si traduce nell’automatica eliminazione del prodotto “Ogm” dalla spesa, anche, secondo la Coldiretti, “la dimostrazione concreta della mancanza di convenienza nella coltivazione Ogm nonostante le proprietà miracolistiche propagandate dalle multinazionali che ne detengono i diritti”.
“Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy” conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.