
Firenze – La conta dei danni che la furia del maltempo ha provocato in particolare in Romagna affacciandosi dal crinale del Mugello anche in Toscana, viene tentata dalla Coldiretti. E il primo bilancio, al netto delle morti e delle scomparse, che come ogni perdita di vite umane è particolarmente scioccante, è terribile.
Partiamo dal dato di fatto: in Romagna in soli 2 giorni si sono abbattute 30 bombe d’acqua. Un territorio reso fragile dalla prolungata siccità a causa della caduta al nord del 40% di precipitazioni in meno nel primo quadrimestre dell’anno, è stato incapace di assorbire l’acqua improvvisa. L’impermeabilizzazione dovuta al cemento ha fatto il resto. “Allagamenti, frane e smottamenti nelle aree rurali” hanno isolato molte aziende agricole, che “risultano irraggiungibili con problemi per la consegna del latte munto ma anche per garantire acqua e alimentazione agli animali allevati”.
La Coldiretti stima oltre 5mila le aziende agricole colpite dal maltempo per frane o allagamenti, che mettono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, con danni al momento incalcolabili in attesa del deflusso delle acque e del fango.
“Il settore più colpito – precisa la Coldiretti – è quello dell’ortofrutta con il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti che “soffoca” le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno 4 o 5 anni prima di tornare produttive”.
Le cattive abitudini si pagano e “nessun pasto è gratis”, come diceva Milton Friedman. “A causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero. Il risultato, sottolinea la Coldiretti, “è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni. Ma la percentuale arriva al 100% in molte regioni come l’Emilia Romagna. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra”.
Uno sprone da parte della Coldiretti è quello a una vera e propria rivoluzione culturale e sociale. ” L’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Ma serve anche approvare la legge contro il consumo di suolo che giace in Parlamento da oltre 10 anni”.