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Mercato viola, in ritardo e con poco amore Sport

Firenze – Baselli e Sabelli. Forse li ha consigliati Bartezzaghi, che si diverte con gli anagrammi. E poi Paloschi più di Destro, Behrami più di Danilo, Xhaka se il Basilea cala dalla pretesa di quattro milioni, Alex Silva se si riesce (cosa al momento improbabile) ad offrire di più del Bologna. Intanto, a proposito di Bologna, pare che Ilicic vada da Corvino per sette milioni; che Bernardeschi sia già della Juve (quest’anno parcheggiato al Sassuolo o, per colmo di masochismo, in tribuna), insieme a quel Neto che non abbiamo saputo tenere. E di sicuro non ci sarà più posto per Pizarro, Vargas, Aquilani, Diamanti, Gomez e Gila. Secondo me, non arriverà neanche Baselli; perché il Milan ha appena speso trenta milioni per Bacca, e figuratevi se ne spende altri quaranta per Witsel. Scommetterei che saranno i rossoneri a prendere Baselli, da mettere accanto a Montolivo, Poli e Bertolacci (più il confermato De Jong) in un centrocampo “che parla italiano”. Io comunque non piango. Il mercato dei nostri giocatori è troppo sopra le righe. Con i soldi di Baselli, spesso riserva di Cigarini nell’Atalanta, ci si compra un nazionale slavo (Badelj, l’anno scorso, è costato la metà) oppure si comprano insieme Ekdal e Farias dal Cagliari. Mi direte che però gli italiani danno più affidamento per l’attaccamento ai colori. E infatti si vede con Bernardeschi, che razza di fedeltà ci siamo garantiti!

Dopo il licenziamento di Montella prevedevo un ridimensionamento delle ambizioni e un ringiovanimento della rosa, ma non a questi livelli e con questa tempistica. La Fiorentina è tremendamente in ritardo non solo per assicurarsi a prezzi ragionevoli buoni giocatori, ma anche per tenere i suoi. Il borsino di Salah oggi dice 51% viola e 49% nerazzurro. Se c’era ancora Montella Salah era della Fiorentina. E allora torna quello che penso ogni giorno con più convinzione: si poteva benissimo ripartire con un progetto che prevedesse spending review e riduzione del monte ingaggi, ma lo si doveva fare con Montella, che era l’unico a saper motivare e a poter convincere con argomenti squisitamente tecnici (e anche umani) un giocatore a scegliere Firenze, e che conosceva i suoi giocatori, giovani e vecchi, in modo da poter capire quali potevano risultare indispensabili al progetto. Ora siamo in balia del caso, senza un’idea di come giocherà la Fiorentina, senza giocatori a centrocampo su cui basare il dichiarato cambiamento di modulo e, se Salah dicesse di no, senza attacco. Soprattutto senza campioni. Un Pizarro non si sostituisce con una riserva dell’Atalanta, e tantomeno con Behrami; un Gila e un Gomez , con tutti i loro problemi e tutte le loro promesse non mantenute, non si sostituiscono con un Paloschi o un Farias senza che la Fiorentina diventi automaticamente squadra da mezza classifica.

Le società di vertice che investono sui giovani (come la Juve su Sturaro e Zaza, per esempio) hanno una squadra di titolari eccellenti dietro i quali i giovani possono crescere e imparare. La Fiorentina, invece, se si disfa di Pizarro e compagni, dovrebbe buttare quei giovani subito nella mischia. Il che mi pare un rischio grande, soprattutto con un tecnico che conosce poco il calcio italiano e i giocatori italiani, e che forse non si ricorda che in Italia (e in specie a Firenze) se un giocatore sbaglia una partita o sta antipatico alle curve è finito! In questi tre anni, pelli incallite come quelle di Joaquin, Mati Fernandez, dello stesso Pizarro, hanno saputo reggere alle puntuali ironie del lunedì (di loro si diceva giocatori “finiti”, pensionati, indolenti, giocatori che si allenavano in campo, e venivano derisi e fischiati quando si alzavano dalla panchina). A Torino, come ha raccontato Allegri in una bella intervista, ci si può benissimo svegliare la mattina e decidere di far giocare Sturaro contro il Real. E state certi che, se anche non avesse giocato bene, avrebbe avuto le sue occasioni per rifarsi.

A Firenze gioca Brillante, sbaglia una partita, e bisogna cederlo; gioca un paio di partite fuori ruolo un impacciato Ilicic, e lo si fischia preventivamente anche se diventa il capocannoniere e il salvatore del finale di annata della squadra. Vendere Ilicic a sette milioni, uno in meno di quanto costa Baselli, è un insulto alla logica e al buon senso. Ma il vero significato del ridimensionamento di quest’anno sta nell’assecondare gli esagitati sacrificando delle vittime designate a capro espiatorio: Montella, Ilicic, Pizarro, Gomez…Non si pensa a rinforzare la squadra, ma a scontentare il meno possibile il tifoso umorale epurando. Magari, sul fronte acquisti, inventando all’ultimo momento un nome esotico (mi ricordo il Luis Silvio che Melani portò a Pistoia per mostrare ai tifosi che aveva scoperto un brasiliano di valore, e Luis Silvio non era neanche un giocatore di calcio). La proprietà della Fiorentina è questo. Non c’è amore per la squadra, ci sono soltanto le ragioni per pretestuosi impermalimenti e per scaricare le responsabilità. Continuo a sperare nelle capacità di Pradè (che temo stia per andarsene anche lui). Ma certo le possibilità che per ora ha di muoversi sul mercato sono quelle di un dirigente del Chievo. E allora non resta che sperare in un ravvedimento di tutti, tifosi compresi.

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