
Firenze – Pieno successo tributato a Una giornata particolare dalla Pergola di Firenze, con standing ovation nei momenti culminati la pièce teatrale. Ha detto giustamente la regista Nora Venturini che la sceneggiatura di Una giornata particolare di Scola e Maccari nasconde una commedia perfetta. La vicenda si svolge infatti in un ambiente chiuso – ha osservato la regista – con due storie umane che si incontrano in uno spazio comune in cui sono “obbligati” a restare, prigionieri.
Fuori il mondo, la Storia, di cui ci arriva l’eco dalla radio. Un grande evento –sottolinea Venturini – che fa da sfondo a due piccole storie personali, in una giornata che sarà particolare per tutti. Nonostante ciò sembrerebbe davvero un compito improbo rifarsi ad un film- cult che ha come indimenticabili protagonisti i due “mostri sacri” del cinema Mastroianni –Loren in una delle loro più memorabili interpretazioni.
Eppure Giulio Scarpati e Valeria Solarino riescono non solo ad essere convincenti ma a dare una particolare intonazione ai due personaggi. Valeria Solarino è un’ Antonietta più contenuta, più rassegnata rispetto alla crudezza esistenziale che emerge dall’interpretazione della Loren ma con c’è minore drammaticità: anzi , poiché la donna possiede un’energia interiore e una bellezza non sfiorita e non celata dall’abbigliamento dimesso si determina appunto un’intensa drammaticità nel contrasto con un train de vie di sottomissione dove l’umiliazione del tradimento del marito con una donna più “colta” diviene quasi un corollario consequenziale.
Anche Giulio Scarpati offre un’interpretazione di diverso accento rispetto a quella ormai mitica di Mastroianni ma parimenti avvincente e convincente, contraddistinta da un vitalismo che viene fatto emergere proprio dal rapporto con Antonietta, dal sentirsi finalmente considerato da pari a pari, dall’empatia che ne emerge.
La giornata “storica”, tragicamente storica della visita di Hitler, sottolineata da filmati d’epoca, si svolge “fuori”. Sulla scena ,invece, la giornata particolare segna l’incontro di due solitudini e di due emarginazioni: quella dell’annunciatore licenziato dall’Eiar perché omosessuale e della donna asservita, (anche sul piano dell’acquiescenza ideologica al regime). La postura curva, l’atteggiamento schivo della Solarino evoca sottomissione anche quando è sola, continuamente ad accudire, a rassettare. Il loro incontro è uno spiraglio di luce, di reciproco rispetto. Le due simmetriche situazioni personali alzano inizialmente una cortina di diffidenza. Quando si dissolve la confidenza diviene condivisione e attrazione fisica ma soprattutto spirituale sottolineata dal dono del libro I tre moschettieri con il quale Gabriele-Scarpati vuole donare alla donna un po’ speranza, sapendo che il sogno di un mondo diverso svanirà al tramonto di questa fatidica giornata del 6 maggio 1938, simbolo e prodromo di un funesto delirio.
Il sogno di Antonietta sembra svanire (splendido il modo con cui Valeria Solarino interpreta questo duplice passaggio) quando il rozzo marito, prototipo del maschilismo fascista, le impone di sottostare ad un rapporto sessuale che non desidera ma è quel libro il barlume, il seme della speranza che qualcosa potrà cambiare.
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