
Arrivano appena in tempo per vedere in uno slargo, fra le alte case medievali, una banda di monelli che si sta approntando a giustiziare Pino, colpevole fra l'altro di avere ucciso il suo presunto padre.
Drammatico finale che suggerirà a Collodi, scrive Gori, l'impiccagione di Pinocchio nel suo capolavoro. Inoltre Gori, in fondo al racconto, annota: «È tutto quanto inventato, lettera compresa: tutto, tranne la chiusa dell'ultima puntata della “Storia di un burattino”, pubblicata nell'ottobre del 1881 sul romano “Giornale dei bambini”. Pinocchio, infatti, doveva finire proprio in quel modo atroce, e solo “a furor d'infanzia” Collodi fu costretto a proseguire il racconto, dopo un'interruzione piuttosto lunga, e a creare così, quasi controvoglia, il capolavoro.»
«Il ragazzino era stato legato, e una lunga corda penzolava da una finestra di una torre abbandonata. […] Un urlo soffocato si levò dalla folla dei monelli quando il povero Pino volò dalla finestra, ma la corda non gli ruppe l'osso del collo, e rimase per un tempo atrocemente lungo impiccato a scalciare e a dondolare, nel vuoto della notte. Poi, molto più velocemente di come erano arrivati, i monelli, pubblico e carnefici, si dileguarono. Carlo si ritrovò solo e libero, a osservare la figura nera delal vittima contro il disco della luna piena. Rimase immobile, scoprendo con grande pena che era affascinato da quell'orrore, forse più delle storie che il povero Pino gli aveva raccontato. Finché non arrivarono i Carabinieri insieme a Jarro, disfatto dalla fatica.»
dal racconto "Giustizia sommaria (1881)" di Leonardo Gori, in Cronache di delitti lontani. Hobby & Work
immagine: illustrazione dell'edizione del Pinocchio del 1883 http://goo.gl/qKGxU