
Firenze – Le politiche abitative di Firenze sembrerebbero essere fra le migliori d’Italia. Tra emergenza sfratti, assegnazioni e occupazioni, i dati parlano chiaro e dicono codice – se non proprio verde – verdolino tendente al giallo. È quanto emerge dall’incontro che si è tenuto oggi alla Festa dell’Unità alla presenza dell’assessore alle politiche abitative Sara Funaro Bargellini e i presidenti di Casa SpA, Luca Talluri, e Montedomini, Emanuele Pellicanò. Certo, il problema è variegato e non attiene soltanto alla conquista di un alloggio popolare o alla gestione dell’edilizia residenziale pubblica, ma nel complesso i numeri restano sotto controllo: a fronte di una media nazionale di morosità sui canoni al 25%, Firenze si attesta al 6% e resta al di sotto dell’1% rispetto al generale 4,5% di occupazioni abusive (73, in tutto, sul territorio cittadino). Il punto di maggiore criticità riguarda la morosità sulle spese condominiali, dove al 45% nazionale la città risponde con poco meno della metà.
“La fotografia è buona – ha dichiarato la Funaro – ma se Firenze può vantare una politica abitativa tra le più rosee nel paese, resta molto da fare. finora abbiamo attinto ai fondi per morosità incolpevole, ma non basta”. Su 8mila alloggi popolari (14mila in tutto il lodo fiorentino) ad oggi ne risultano 200 (come del resto Stamp ha più volte fattopresente in vari articoli sull’argomento) da ristrutturare e riassegnare. Poi ci sono quelli in via di costruzione che, assicura Talluri, verranno consegnati entro la fine del mandato dell’attuale giunta. Il tarlo resta proprio l’aumento esponenziale della morosità incolpevole, mentre il numero mensile di sfratti scende rispetto a un paio di anni fa (ad oggi i provvedimenti esecutivi sono circa 50-60, rispetto a picchi di 100-150 verificatisi negli ultimi 24 mesi).
Malgrado l’ottimismo, la percezione di un inasprimento della situazione – speculare al quadro nazionale – è tuttavia evidente. Che fare, allora? Intanto, rivedere i canoni d’affitto – determinati dai patti territoriali del 2009, che a loro tempo confermarono quelli del 2004 – e i criteri di assegnazione delle categorie agli alloggi popolari, alcuni dei quali classificati in fascia “A” per la sola presenza di una vasca da bagno. È sul buon senso che fa leva l’assessore: “Gli affitti vanno rivisti in base alle singole situazioni. È assurdo che una famiglia si veda negare all’ultimo minuto un alloggio perché, magari, in uno degli anni valutati in base al reddito ha guadagnato mille euro in più”. L’attenzione va anche ai controlli dei requisiti di assegnazione. “È un’arma a doppio taglio – prosegue – che può far prendere granchi”. Disamine ad personam, dunque, e con un occhio al quadro familiare generale.
Il Comune punta inoltre a creare una fascia di alloggi di categoria “intermedia”, oltre che a sfruttare al massimo l’idea dei cosiddetti “alloggi volano”, soluzioni temporanee per chi è in emergenza abitativa causa sfratto, in vista di un’assegnazione. I lavori di adattamento, già avviati nella zona di Via Castelnuovo Tedesco, toccheranno altre strutture del territorio. Tra le novità vi sarà anche la “Casa dei babbi”, una sorta di alloggio temporaneo per padri separati. Indispensabile la sinergia di Palazzo Vecchio con Casa SpA e Montedomini. “Puntiamo a formulare, con la prima, canoni variabili in base al reddito (o calmierati, per gli alloggi che non rientrano nell’edilizia popolare); mentre con Montedomini, che ha un patrimonio di 250 alloggi, stiamo studiando canoni sociali – per quanto di mercato – inferiori alla regola fissata”. Infine il problema delle graduatorie. “Quella attuale è datata, rispecchia il quadro del 2012”: questi, del resto, i tempi dettati dalla normativa regionale del 1997. “Con la nuova legge di aprile, tuttavia, possiamo finalmente aprirne una nuova. I tempi non sono rapidi ma, se tutto va bene, entro la fine dell’anno sarà cosa fatta”. Non solo. Stando ai piani del Comune, il bando resterà sempre aperto. “È impensabile che oggi si debbano aspettare anni per accedere a una graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare. La decisione è impegnativa, ma fattibile”.