
Firenze – L’elezione del Presidente della Repubblica è sempre stata un passaggio costituzionale importante per la democrazia italiana. Il 24 gennaio prossimo le Camere, riunite in seduta comune con l’aggiunta di 58 delegati regionali, avvieranno le operazioni di voto: nelle prime tre votazioni occorreranno i due terzi dei suffragi per la proclamazione del vincitore, mentre basterà la maggioranza assoluta della metà più uno dei grandi elettori dalla quarta in avanti.
Stavolta però il cambio della guardia al Quirinale ha i tratti di una scelta cruciale. Lo dimostra la particolare attenzione da parte di tutti i settori dell’opinione pubblica, la ricchissima pubblicistica che l’ha preceduta e soprattutto l’incertezza che domina nelle forze politiche che dovranno prenderla. Il tradizionale toto candidati è più che mai una sarabanda di ipotesi più o meno fondate, più o meno fantasiose.
Una nuvola di parole rivelatrice del momento delicato che stiamo attraversando. L’elezione del tredicesimo Presidente avviene in una legislatura che si trova a un anno dalla scadenza, caratterizzata dalla forte frantumazione e decomposizione del sistema politico e dalle difficoltà dei partiti di costruire solide maggioranze: è “una delle legislature più tormentate della nostra storia”. Si pone dunque “l’esigenza della ripartenza dopo l’esperienza terribile del Covid, nella convinzione che essa debba avvenire nel quadro dei valori della Costituzione e del loro rilancio alla base del Paese, in un’azione di coesione nazionale”.
Sono parole di Valdo Spini, già deputato per otto legislature, ministro dell’Ambiente e sottosegretario in diversi governi, vicesegretario del Partito socialista, tratte dal suo libro “Sul colle più alto – l’elezione del Presidente della Repubblica dalle origini a oggi” (Solferino) uscito in libreria e in edicola il 4 gennaio scorso. Il volume non solo ricostruisce la personalità politica e umana dei presidenti che si sono succeduti dal 1948 a oggi e il contesto politico che li ha espressi, ma offre al lettore anche una testimonianza diretta dell’autore che aggiunge elementi ulteriori per la comprensione più profonda delle singole situazioni che di volta in volta si sono venute a determinare.
Il libro è stato presentato il 12 gennaio nella sala Pegaso della sede della Giunta regionale con la partecipazione, accanto all’autore, del presidente Eugenio Giani, del costituzionalista Enzo Cheli e della direttrice della Nazione Agnese Pini.
L’obiettivo dell’autore ovviamente non è stato quello di partecipare alla vana gara delle previsioni, ma di delineare un identikit del presidente di cui oggi ha bisogno l’Italia. Di fronte a una situazione economico sociale che vede in aumento disuguaglianze e povertà, il crollo del sistema di istruzione e formazione, le accentuate disuguaglianze di genere e di generazione, i nuovi fenomeni di violenza e l’emergenza sanitaria “c’è la necessità di ricostruire lo Stato, di sviluppare una politica che assicuri i beni pubblici necessari alla collettività”, secondo la filosofia del Piano nazionale di ripresa e resilienza. C’è soprattutto bisogno “di un’etica nuova della cittadinanza dopo tanti appelli al particolare territoriale o sociale”. In questo quadro il futuro capo dello Stato “dovrà costituire un punto di riferimento etico-politico capace di assicurare momenti di unità non formale dell’anima del nostro paese”.
Ecco quelle che per Spini dovrebbero essere le caratteristiche essenziali del suo curriculum: esperienza della politica, conoscenza delle istituzioni e “magari abbia dimostrato di sapere affrontare con successo e correttezza anche il giudizio degli elettori”.
Partendo da questi criteri si può già cominciare ad escludere molti dei nomi che circolano negli articoli e nei servizi giornalistici. Le raccomandazioni di Spini vanno nella direzione di una nuova presa di responsabilità da parte della politica dopo un’epoca di capi del governo “tecnici”. Dei due candidati che potrebbero essere eletti alla prima votazione uno, il presidente uscente, ha fatto sapere di non essere disponibile (lo ha ribadito Giani raccontando il contenuto di due colloqui informali avuti con Mattarella). L’altro, Mario Draghi, è importante che resti nel suo attuale incarico come “garante” del Pnrr, segnale verso l’Europa “della volontà di continuare in una politica di larga convergenza”.
C’è poi quella che Agnese Pini ha definito una delle novità in questa vigilia dell’assemblea dei Grandi elettori, l’auto candidatura di Silvio Berlusconi. Per la direttrice del quotidiano fiorentino il suo eventuale successo porterebbe sicuramente a elezioni anticipate considerate le divisioni che attraversano le forze politiche, anche di quelle che dicono di sostenerlo. Spini non lo ha nominato esplicitamente, ma ha alluso al leader di Forza Italia quando ha parlato della condizione che “il candidato abbia le carte in regola”.
La battaglia politica in questo che, secondo Cheli, è “il capitolo più importante della nostra vicenda repubblicana”, è dunque del tutto incerta. Spini si augura che in questo passaggio ci sia una partecipazione vera del paese e che i parlamentari agiscano secondo coscienza in modo “limpido e trasparente”. E invita alla speranza, confortata dalla storia della più alta carica dello Stato. Se si guarda alla galleria dei ritratti dei precedenti capi di stato, si vede che è andata quasi sempre bene: “Le vicende qui richiamate – così conclude l’autore – dimostrano che in molto casi la Provvidenza ha funzionato, anche in situazioni difficilmente prevedibili o programmabili, in altre meno”.
Foto: Valdo Spini con Sergio Mattarella