
Firenze – La Grecia ha detto no al piano di rientro del debito proposto dall’Unione europea. I sostenitori della posizione del governo di Atene hano ottenuto più del 61% dei voti quando era stato scrutinato circa l’80% dei voti. Grande festa della sinistra di Syriza e anche dei gruppi politici euroscettici che da ore stanno festeggiando in piazza Syntagma ad Atene di fronte a Parlamento. Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha sottolineato in un discorso televisivo che non si tratta di un voto contro l’Unione europea e che la Grecia non ha intenzione di emettere una moneta parallela. Da domani Atene tornerà al tavolo dei negoziati chiedendo anche un taglio sull’ammontare del debito.
Saranno i mercati finanziari domattina all’apertura ha dare la temperatura attuale della prima grande crisi dell’eurozona. Saranno loro a indicare l’aspettativa di un finale positivo della crisi greca oppure dell’inizio di un’uscita dalla moneta unica dalle conseguenze imprevedibili nonostante le rassicurazioni che in primo luogo il presidente del Consiglio italiano Matteo Remzi ha dato nei giorni scorsi.
I governi dell’Eurogruppo si riuniranno in un summit di emergenza martedì. per domani è prevista una consultazione all’Eliseo fra il cancelliere tedecsco Angela Merkel e il presidente Francois Hollande, che negli ultimi tempi aveva ammorbito in parte la posizione di chiusura nei confronti delle richieste di Atene. A Palazzo Chigi ci sarà domattina alle 9,30 una riunnione fra Renzi e il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.
In Italia esultano con posizioni differenti sull’euro la sinistra, il M5S e la Lega di Salvini: Vendola, Grillo, Fassina, D’Attore hanno seguito lo spoglio delle schede ad Atene. I leader di Sel e M5s sono unanimi nel condannare la politica dell’austerità e il governo Renzi. Matteo Salvini lancia siluri contro l’euro”: “A prescindere dal risultato, l’Europa deve cambiare trattati e moneta. Se Renzi non ne prende atto – ha concluso – è un folle”.
Del tutto incerto resta il futuro della permanenza di Atene nell’Unione europea. Il capo del governo ha preannunciato che forte del risultato il governo avrebbe chiesto condizioni più favorevoli per ottenere una nuova tranche di aiuti ed evitare l’uscita dalla moneta unica. Con la vittoria del “no”, in ogni caso la Banca centrale europea dovrà chiudere i rubinetti della linea di credito di emergenza sostenendo le banche fino a che non verrà raggiunto l’accordo.