
Firenze – La questione dei ritardi nei vaccini anticovid alle persone over 80 è un caso nazionale e il Presidente Draghi ha detto con chiarezza che occorre dare priorità alle situazioni di fragilità, quindi procedere per patologie e fasce d’età.
Tali ritardi riguardano particolarmente la Toscana che adesso ha aperto le prenotazioni fino ai nati nel 1945 e questo sembra un significativo segnale di accelerazione ma occorre procedere con sollecitudine ad effettuare le vaccinazioni. Tra coloro che hanno sollevato il problema della vaccinazione alla popolazione anziana, c’è l’autorevole voce del dott. Marco Geddes da Filicaia. Ne parliamo con lui in questa intervista.
Per le vaccinazioni degli over 80 è grave il ritardo della Toscana rispetto ad altre regioni ?
“Sì è grave. I dati di tre giorni fa collocavano la Toscana in posizione di penultima per quanto riguarda il ciclo con 2 dosi; presumo grazie a professionisti anziani (ad esempio medici) vaccinati e intervento vaccinale nelle RSA, ma ultima per la prima dose: Toscana 27,76%; Sardegna 31,04%; Italia 42,84%; Lazio 50,38%. Ovviamente la situazione sta cambiando rapidamente, ma non è indifferente il disagio, le ospedalizzazioni e anche eventuali decessi che un ritardo può provocare.
Circa i ritardi delle vaccinazioni anticovid Lei ha scritto che si è partiti su un’analogia sbagliata con le vaccinazioni antinfluenzali. Quale?
” Al primo punto, le modalità di conservazione del vaccino sono differenti (questo a -70); in secondo luogo, si tratta di dosi multiple e non singola dose; in terzo luogo, necessita di un richiamo mentre il vaccino dell’influenza è mono somministrazione; al quarto punto, chi ha ricevuto il vaccino deve permanere in osservazione per 15 minuti; ancora, in questo periodo è necessario il distanziamento e gli ambulatori dei medici di medicina generale non sono generalmente idonei a tale scopo; in sesto luogo, la popolazione, e gli anziani in particolare, sono assai più in ansia di questa attesa che dell’aspettativa di vaccinarsi per l’influenza. In conclusione si è affidato solo a loro la vaccinazione più complessa e più urgente, necessitante – mi consenta il paragone – non di criteri “artigianali”, ma di organizzazione “industriale””.
Quanto incide l’età sulla mortalità per Covid ?
“Moltissimo. Gli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità in data 1 marzo 2021 indicano una mediana di 48 anni per i diagnosticati di Covid 19, ma di 83 anni per i deceduti! Su 96.141 decessi solo 254 persone avevano meno di 40 anni e solo per 36 persone non erano state evidenziate gravi patologie”.
Il Presidente Draghi ha parlato chiaramente circa la necessità di dare priorità al fatto età rispetto alle categorie. Lei pensa che sarà ascoltato ?
“Lo spero! Penso sia stato un richiamo autorevole e, quel che conta, espresso con chiarezza. Un richiamo ad alcune Regioni fra cui, senza dubbio, anche la Toscana.”.
Ai ritardi si sommano le incertezze prenotarsi non è facile specie per le persone anziane. Questo genera ansia, inquietudine.. fino all’angoscia. Lei che ne pensa ?
“Sì, certamente, una grande angoscia come si rileva da moltissime testimonianze e anche dalle telefonate che ricevo e da persone che mi fermano per la strada. Riguarda ormai gran parte della popolazione, ma in particolare gli anziani e le persone fragili. Certo tale angoscia è connesso alla situazione pandemica e alla carenza di vaccini, ma si doveva “tamponare” questa incertezza specificando per tempo e facendo conoscere a ciascuno dove, da chi e come si sarebbe vaccinato; poi via via comunicare la data in relazione alle disponibilità di vaccini.
Abbiamo avuto ormai molti mesi per predisporre, in ciascuna regione, un piano utilizzando anche le liste anagrafiche o quelle elettorali o quelle assistenziali, anche per offrire posti non lontani dalle abitazioni (come si fa con i seggi elettorali, ovviamente in altre sedi più raggruppate)”.
Ogni tanto qualcuno mi dice che gli anziani possono restare in casa e quindi dovrebbero essere….. posticipati.
“Macché….gli anziani hanno inevitabili contatti, specie nella nostra realtà, con chi li assiste, con i nipoti, che non vanno a scuola e hanno genitori che lavorano, con l’ospedale, l’ambulatorio ecc. Chi dice questo non solo non conosce la realtà del nostro Paese, ma neanche ha capito cosa sia questo virus e a cosa serve il vaccino. Serve a non ammalarsi e, in particolare, previene l’ospedalizzazione e i decessi.
Di conseguenza l’anziano non vaccinato che contatta un vaccinato avrebbe ugualmente rischi, perché il vaccinato non è immune – almeno totalmente – da trasmettere il virus anche se asintomatico. Sennò si direbbe ai vaccinati di girare senza protezione!”.
Marco Geddes da Filicaia è stato direttore sanitario del Presidio Ospedaliero Firenze centro dell’Azienda sanitaria di Firenze e dell’Istituto Nazionale Tumori di Genova; vice presidente del Consiglio Superiore di Sanità assessore alla Sanità e servizi sociali del Comune di Firenze. Autore di molte pubblicazioni tra le quali il libro La sanità ai tempi del coronavirus pubblicato da Il Pensiero Scientifico Editore nel novembre scorso.