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Ritorno ai referendum comunali per un dibattito vero sul futuro di Firenze Breaking news, Dibattito politico

Riceviamo e pubblichiamo da Massimo Lensi, Associazione Progetto Firenze: 

“Quando ero giovane, e segretario dell’associazione radicale Ernesto Rossi, feci parte, insieme ai Verdi e agli Amici della Bicicletta, del comitato promotore dei primi referendum cittadini; all’epoca il regolamento comunale prevedeva solo quelli consultivi. Era il 1989, e da qualche mese, grazie al consigliere Giorgio Del Plato, Firenze si era dotata di questo strumento di democrazia diretta. Il comitato lanciò subito una campagna (“Sette Sì per Firenze”) sui principali temi ambientalisti e civici di quel periodo, e raccolse di slancio le necessarie firme su sette quesiti, tra cui l’abrogazione della famosa variante Fiat-Fondiaria.

In città si aprì un bel dibattito e alla fine vinsero i Sì su tutti i fronti. Erano, come ho ricordato, referendum di natura consultiva; la giunta comunale di allora, guidata da Massimo Bogianckino, fece buon viso a cattivo gioco. La variante urbanistica Fiat-Fondiaria fu però bloccata dalla nota telefonata di Achille Occhetto ai vertici del Pci fiorentino, creando scompiglio. La giunta entrò in crisi e sopravvisse solo qualche settimana. Il referendum, infine, confermò la volontà dei fiorentini di non andare avanti con il progetto di espansione urbanistica di Firenze a nord ovest, a Novoli e a Castello, in due aree di proprietà della Fiat e della compagnia di assicurazioni La Fondiaria.

Il regolamento comunale, in seguito, è stato ritoccato più volte in chiave restrittiva fino alla versione odierna che ha raggiunto livelli di impraticabilità totali. È stato inserito il referendum abrogativo, certo, ma un paio di controlli di legalità e soprattutto quello politico del consiglio comunale lo rendono impraticabile. Chi se la sentirebbe di raccogliere le prime firme per poi assistere al sicuro naufragio a causa di un semplice voto consiliare di maggioranza?

Bene, tutto questo per dire che per risolvere qualche cosuccia, aprire un confronto sotto altre regole che non siano quelle un po’ ammuffite dei consigli aperti e tornare a un’idea di comunità centrata sulla cittadinanza, forse la strada referendaria sarebbe da perseguire di nuovo. Prima, però, andrebbe modificato ancora una volta l’attuale regolamento. Andrebbe, senza indugio, abolito il controllo politico del consiglio comunale. Diecimila firme si possono anche raccogliere, ma il controllo “politiko” no, quest’ultimo è intollerabile. E oltremodo ingiusto nei confronti dei comitati promotori”.

Massimo Lensi, Progetto Firenze

 

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