
Firenze – Nella decima legislatura la Toscana dovrà volare in alto senza lasciarsi frenare dalla politica degli interessi di bottega né dalle teorie carezzevoli come quella della decrescita, “altra faccia della conservazione”, che ha fatto perdere tempo nella ricerca di una efficace politica industriale. Così, con un appello “ad alzare il livello del dibattito”, il governatore Enrico Rossi ha lanciato la sua sfida al nuovo Consiglio regionale insediato oggi. Un Consiglio strabico, dove da una parte c’è la maggioranza assoluta e inattaccabile del Pd e dall’altra quattro gruppi d’opposizione che si sono dati la missione di rendere più estenuante possibile il suo lavoro.
Andare dunque oltre la nuova geografia politica potenzialmente insidiosa se tenuta al livello della routine quotidiana è stato uno degli obiettivi della dichiarazione di governo di Rossi, che ha puntato su tre pilastri, manifattura e lavoro, e un’area privilegiata di intervento, la costa. “Se la costa avesse lo stesso ritmo di crescita della zona centrale, la Toscana sarebbe fra le prime regioni europee”. Per questo il presidente ha proposto al Consiglio di creare una commissione specifica che si occupi dei problemi delle zone costiere.
Tutto il discorso del riconfermato presidente della Toscana è stato tenuto sui binari di una forte consapevolezza istituzionale e politica. Voi siete giovani e nuovi – questo il messaggio implicito inviato ai 40 consiglieri – e la prima cosa alla quale siete chiamati è far sì che “prevalga l’interesse generale”. Lui cercherà di aiutarli con le sue conoscenze e le sue esperienze che partono dai dati essenziali della macroeconomia che dicono che la Toscana “è stata colpita dalla crisi, ma non è stata piegata, ha reagito con coraggio, energia e decisione”. Lo dimostra il fatto che l’export ha fatti segnare dal 2010 un aumento del 23% e che nell’ultimo trimestre del 2014 e nel primo del 2015 si sono visti miglioramenti nella crescita.
Ma la crisi ha lasciato due problemi che devono essere affrontati con grande impegno in una regione che fa della solidarietà, dell’equità, dell’equilibrio sociale i suoi punti di forza. Se l’occupazione è stabile, la disoccupazione è aumentata del 10% e quella giovanile è al 25%, mentre il 4% delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Le leve per ridurre la disoccupazione e aiutare le famiglie in difficoltà sono quelle che Rossi ha messo a punto nella seconda parte della passata legislatura. E cioè il manifatturiero: se la Toscana ha retto davanti ai colpi della crisi, le imprese hanno reagito investendo, aprendo nuove produzioni e i lavoratori hanno accettato nuovi ritmi di lavoro corrispondente alle richieste della competizione internazionale.
E’ stato un grande impegno che tuttavia non è sufficiente. Al centro della X legislatura deve esserci ora il lavoro e per crearlo bisogna “fare grande politica in Europa”, per esempio chiedendo che gli 80 milioni che la Toscana deve destinare al cofinanziamento dei fondi europei siano tolti dal Patto di Stabilità, perché “servirebbero 40 milioni di investimenti ogni anno per recuperare quelli perduti” a causa della crisi.
I capitoli specifici del programma di governo 2015-2020, Rossi li ha lasciati alla lettura del documento che ha presentato in Consiglio. Ma la condizione per governare la Toscana e risolvere i problemi è quella che non ha cessato di ripetere nei quindici minuti di intervento: “Non riusciremo a crescere se non ragioniamo come Paese complessivamente”, come Italia e come Europa. C’è bisogno di un cambiamento di strategia complessiva. Meditate gente, meditate voi nuovi a cui piace l’euroscetticismo.