
Firenze – L’incontro ci sarà, e sarà il 28 dicembre. Per quella data, il Comitato di coordinamento dei gestori delle Rsa toscane si vedrà a un tavolo con gli esponenti regionali e il presidente Eugenio Giani, e si terrà un confronto sulla situazione delle Rsa, che rischia, come dicono i lavoratori ma anche le famiglie degli utenti intervenute stamattina insieme a operatori e gestori nel corso del presidio che si è tenuto in piazza Duomo, di bloccare del tutto un servizio ritenuto essenziale. Si sono ritrovati in una cinquantina davanti alla sede della presidenza e della giunta regionali, per chiedere a gran voce un incontro. “Fuori, fuori!” è stato a un certo punto il coro che ha accompagnato le rivendicazioni. Che sono e rimangono le stesse spiegate lunedì scorso: il blocco delle quote sanitarie, innnazitutto, deciso dalla Regione a settembre, che, secondo quanto spiegano i gestori, “Ha bloccato le liste di attesa”. Un blocco, che, come ha spiegato Maurizio De Scalzi, amministratore della Fondazione Turati e coordinatore del comitato, comporterebbe per l’area fiorentina quasi 350 anziani in lista di attesa, mentre per l’intera Regione si arriverebbe a circa un migliaio. P
Per chiarezza, come hanno spiegato gli operatori, la quota sanitaria di cui si parla, proviene dal SSN, transita attraverso le Asl e viene corrisposta per gli anziani e i disabili che hanno diritto al ricovero in Rsa, ed ammonta a circa 53 euro quotidiane per persona. Altra cosa è la quota sociale, variabile secondo le residenze, che può andare dai 55 agli oltre 65 euro. La quota sociale per legge (la legge è del 2001) è in capo al Comune, ma di fatto è pagata dalle famiglie su base Isee. Con il blocco delle quote sanitarie, il meccanismo si blocca: “Tutti coloro che avrebbero diritto al ricovero restano in attesa perché l’alternativa è pagarlo interamente di tasca propria. Così si crea una situazione nella quale noi abbiamo letti vuoti e meno entrate economiche, e nello stesso tempo tanti cittadini hanno negati loro diritti”, spiega De Scalzi.
Le richieste rivolte alla Regione sono sostanzialmente quelle di stanziare più fondi, a fronte di “rette ferme da 11 anni fa, e costi lievitati, oltre a quelli derivanti dall’emergenza sanitaria”, come precisa Franca Conte, presidente dell’Arat nonché della Rsa Villa Santa Teresa di Bagno a Ripoli. L’altro tasto già annunciato, quello della carenza di personale, in particolare infermieri in fuga verso il sistema sanitario nazionale, per cui, come sottolinea Conte, si chiede “da subito la parificazione dei titoli delle persone non comunitarie, così da poterli assumere”. Contrarietà assoluta poi per la costruzione annunciata di nuove residenze sanitarie assistenziali. “Un assurdo, perché già ora ci sono migliaia di posti letto vuoti, che per noi sono un enorme costo economico”. Nel corso della mattinata, una delegazione è stata ricevuta dalla segreteria del presidente Giani, che ha fissato un incontro con i rappresentanti della categoria per il prossimo mercoledì 28 dicembre.