
Firenze – Storditi dalle luci o ammirati fruitori dei magnifici percorsi e del tranquillo specchio d’acqua del giardino della Fortezza? Cosa vogliono diventare i fiorentini del futuro? Forse è questa la scommessa su cui l’amministrazione ha giocato il “colpo grosso”, calando l’asso della Ruota panoramica piantata nel mezzo al giardino più celebrato del fantastico duo Poggi-Pucci. Ma se sui contenuti la polemica è ormai nota, con la contrapposizione dei sostenitori della Firenze luccicante e scintillante stile Las Vegas contro quelli invece più attaccati a un tipo di divertimento che goda della bellezza della città, per quanto austera e raffinata essa possa essere, è sul metodo tenuto dall’amministrazione, che qualcuno trova delle magagne.
A dar voce alle critiche sulle modalità è il professor Mario Bencivenni, storico, specializzato in giardini, studioso da sempre della Firenze non solo del Poggi, ma anche del trapasso fra Firenze Capitale e la città moderna e contemporanea.
“Fra la scelta della ditta e l’impianto della ruota di 55 metri, è passato un mese – sottolinea Bencivenni – mi si spieghi com’è possibile che un’operazione di questa importanza riguardo all’impatto ambientale in senso largo, inchiavardata nel bel mezzo di un parco monumentale, sia stata risolta in 30 giorni. Il che significa che non è passata, ad esempio, nè in commissione nè in consiglio comunale, trasformando la decisione del sindaco in un suo personale atto d’imperio”.
Insomma, secondo Bencivenni, una decisione presa in fretta e furia, frutto del famoso passo indietro che anno scorso l’amministrazione dovette fare, pressata anche dal covid, sulla decisione di impiantare la Ruota a Piazzale Michelangelo. “Ci si dimentica – spiega il professore – che si tratta di un parco fra i più belli e i più celebrati di Firenze Capitale, messo in atto da Attilio Pucci su disegno di Giuseppe Poggi. Ma il comportamento tenuto sarebbe grave anche se si trattasse di un moderno giardino di quartiere. Si faccia conto che, mentre il primo assessorato da interpellare per una decisione di questo genere sarebbe quello allambiente, attualmente tenuto da Cecilia Del Re, a mettere in moto la macchina è stato l’assessore al Commercio Federico Gianassi, il quale, secondo me, con una certa faccia tosta, alle nostre osservazioni, rispose che si trattava di un test. Scordando che su un monumento non si possono fare test: il codice dei beni culturali dice solo che si può conservare e mantenere, e restaurare qualora ce ne sia bisogno. In questo caso inoltre, Italia nostra non si è rivolta al Tar, ma ha inviato un lettera ufficiale al Sindaco con alcune puntuali e argomentate richieste di sospendere il procedimento. Prima di tutto perché l’operazione era contraria a quanto stabilito dal Codice dei beni culturali; e ancora perché l’amministrazione di Firenze è inadempiente da decenni all’obbligo di legge per i Comuni di reperire e allestire un’area per lo spettacolo viaggiante (L. 337/1968 art. 9)”.
La risposta del sindaco, come sintetizza Bencivenni, riguardava in buona sostanza il fatto che, nella fattispecie, non si sta organizzando un Luna Park, ma “solo” una ruota panoramica (dimenticandosi la pista del ghiaccio e il villaggio natalizio attigui). Ovvero, sempre secondo l’amministrazione, si organizza la valorizzazione del sito attraverso un “evento culturale”. ( Le due lettere sono consultabili sul blog di Italia nostra Firenze al link https://italianostrafirenze.wordpress.com/2021/12/02/ruota-panoramica-la-risposta-del-sindaco-nardella-alle-osservazioni-di-italia-nostra/)
Valorizzazione che però deve essere sempre unita strettamente alla tutela del bene. Il concetto di valorizzazione, come ricorda Bencivenni, nasce con la famosa Commissione parlamentare Franceschini (1964-66) e viene poi richiamata anche in sede normativa negli anni seguenti. Un concetto che rischia di divenire il cavallo di troia per uno sfruttamento intensivo dei monumenti patrimonio nazionale, se come sempre più spesso utilizzata per negare l’altro concetto collegato della tutela. Valorizzaione “non significa- spiega Bencivenni – fare soldi con i monumenti, ma mettere in maggiore evidenza un bene monumentale allargandone le possibilità di accesso per i cittadini per il suo valore culturale e civile. Per questo, se la valorizzazione confligge con la tutela, non si può fare. Il disastro è quando, come si sta facendo, si scindono i due termini”.
Tutto ciò, ovvero l’inscindibilità fra valorizzazione e tutela, è stabilito per legge. Ma esiste, dice Bencivenni, chi non se ne cura. Se ciò è possibile però, dice ancora il professore, senza conseguenze, significa qualcosa di molto grave: che viene riconosciuta la possibilità di giocare al di là delle regole. Il che significa in buna sostanza, far saltare quelle regole. Che significa, ancora e in definitiva, far saltare il gioco democratico. Ovvero, trasformare il sistema democratico in un sistema diverso e contrario.
“Tornando alla ruota panoramica- dice Bencivenni – la vicenda è scandalosa, ancor prima che nei contenuti, nelle modalità. Non è passata né da un consiglio comunale, né da una commissione, e per soprammercato, la richiesta di allungarne la presenza per altri 45 giorni viene resa nota con un tweet e un post su Facebook. Venerdì il Sindaco rende noti e fa suoi gli appelli giunti sui suoi social per prorogare la presenza della Ruota. Non per vie istituzionali ufficiali, dunque. Per quelle vie attraverso le quali gli è arrivata la lettera di Italia Nostra, che poi ha disatteso. La prima riflessione dunque è: ormai la politica gestisce per gruppi facebook e post questioni che riguardano l’impatto sulla città e sui suoi monumenti, mettendoli sullo stesso piano, anzi, più su, rispetto a documenti ufficiali fatti pervenire per vie istituzionali che contengono uno studio preciso della vicenda?”. E altrettanto incredibili sono le reazioni del Sindaco sempre sui social che esprime contrarietà alla risposta della Soprintendenza che , a fronte di un accordo preciso, dice che quell’accordo deve essere rispettato.
In definitiva, conclude Bencivenni,” oltre alle questioni di merito legate alla tutela di un bene monumentale vincolato, è ancora il metodo tenuto a dirla lunga: in un mese, viene fatto il bando, rilasciate le autorizzazioni, e la proroga viene richiesta in tre giorni. Non sarebbe da chiedersi se queste modalità di amministrare non siano proprie dei Podestà del ventennio piuttosto che di Sindaci democratici?”.