
Prato – Ci si illudeva che, dopo i tragici fatti di Charlie Hebdo a Parigi, la drammatica morte del pilota giordano Muad Kasasbeah bruciato ancora vivo in una gabbia, l’attentato al Museo del Bardo a Tunisi, per citarne solo alcuni, il mondo non avrebbe dovuto assistere ad ulteriori stragi di sangue innocente, invece accade che, nel sacro mese del Ramadan, proprio di venerdì, nel giorno della preghiera per i credenti di fede musulmana, le milizie dell’Isis quasi in contemporanea, sferrino una serie di attacchi che colpiscono città industriali, mete turistiche, caserme e luoghi sacri in Europa, Africa e Asia.
Tanti sono i morti, oggi se ne contano più di cinquanta, un bilancio purtroppo ancora provvisorio, perché moltissimi sono ricoverati in gravi condizioni negli ospedali locali,e non pochi sono i dispersi. Una fabbrica di gas a Lione, con il corpo di un uomo decapitato con scritte in arabo, la spiaggia privata di un resort di lusso in Tunisia, la Moschea di Kuwait City, che raccoglieva in preghiera i musulmani di fede sciita e una serie di attentati islamisti, in Somalia a Leego, contro la base delle truppe di pace dell’Unione Africana, ad opera dei militanti di Al-Shabaab, la milizia islamica legata ad Al Qaeda, i teatri degli attentati portati a termine con una ferocia inaudita, nonostante le misure di sicurezza delle forze di polizia locali.
Prima che iniziasse il mese del digiuno i miliziani dell’Isis lo avevano preannunciato: “Questo Ramadan sarà un Ramadan di sangue” e queste parole oggi assumono, vedendo scorrere le drammatiche immagini trasmesse da tutte le televisioni del mondo, il valore di una profezia.
Chiediamo a Sara Benedetti, rappresentante dei giovani musulmani della seconda generazione, figlia del Presidente della Comunità Islamica Fiorentina Simone Mahdi Benedetti di nazionalità italiana e di Aouatif Mazigh, nata a Meknes una delle città imperiali del Marocco, genitori che come lei stessa afferma “sono la dimostrazione che l’amore è più forte di ogni tipo di differenza o difficoltà”, cosa pensa di quanto accaduto nel venerdì nero del terrorismo.
Sara: Apparentemente lo scopo di questo gruppo è l’instaurazione di uno stato islamico, ma paradossalmente, nessuno dei precetti della religione islamica viene rispettato: “Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera, chi ne abbia salvato uno, sarà come se ne avesse salvato l’intera umanità”. Ci si ostina a parlare di ” terrorismo islamico” ma la realtà è che l’uomo ha costantemente bisogno di coprirsi con le sue maschere. Il terrorismo non ha religione, le guerre non hanno religione. La religione è una maschera che nasconde interessi economici, fini politici e bramosia di potere.
Vuoi forse dire che ci sono delle forze economiche interessate a destabilizzare intere nazioni?
Il secolo scorso il capro espiatorio furono gli ebrei, oggi sono i musulmani; la necessità di creare un nemico per le masse, lasciare che le colpe vengano scaricate su burattini, mentre i burattinai si fanno beffa degli spettatori. I musulmani si trovano ad essere le prime vittime dell’Isis, ma non solo: essi non vengono risparmiati neppure dall’opinione pubblica che li vuole omologati ai loro carnefici, a chi in ogni momento tenta di stravolgere la loro identità religiosa. Questa non è una guerra tra religioni, non si tratta di schierarsi tra Occidente o Oriente, ma di scegliere da che parte stare, se dalla parte della giustizia o dalla parte degli oppressori.
Qual è dunque il modo giusto di opporsi a chi favorisce e a chi pratica la violenza?
Ora più che mai dovremmo unirci, fare delle nostre diversità le nostre ricchezze, guardarci alla pari, ritrovare noi stessi negli occhi di chi come noi abita questa terra. Fin da quando ero piccola i miei genitori mi hanno insegnato a non rimanere in silenzio di fronte a un’ingiustizia, perché ignorarla significa accettarla, perché l’indifferenza ci porta a dimenticare la nostra umanità; perché prima di tutto, prima delle nostre origini, opinioni, credenze, siamo esseri umani e non ci dobbiamo ostinare a innalzare i muri rafforzati dalla diffidenza e dalla paura, ma strade per i nostri cuori perché possano essere unite da ponti,con la fiducia e la conoscenza.