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Sesto selvaggio, mettiamolo in piazza Politica

Sesto Fiorentino (Firenze) – E’ di questi giorni la vicenda che ha scosso in modo per molti non più riparabile le stesse fondamenta del Pd. Ci si riferisce, come ognun può immaginare, alla vicenda sestese, dove la “donna di partito” Sara Biagiotti, sindaco con numeri degni di “Sestograd”, a cominciare dall’affluenza alle urne, che, bassa per Sesto, era stata in realtà eccezionale visto il trend nazionale: il 26 maggio 2014 aveva infatti votato quasi il 74% degli aventi diritto, per un 55, 67% di preferenza a Sara Biagiotti. Vittoria al primo turno, tutto spazzato via dal voto popolare.

Sembrava. Perché nel segreto di corridoi e stanze, nel Pd sestese evidentemente qualcosa cresceva. La solita guerra per bande fra renziani (renzianissima la sindaca, ricordiamolo, una delle tre Grazie che scortavano Matteo Renzi, forse la meno “premiata”, visto che le altre due sono la ministra Boschi e l’eurodeputata Bonafé)? Qualcosa di diverso, dicono voci esperte di Pd. Cosa, qualcuno lo dice a mezzabocca: nella mozione di sfiducia, le firme sono 13, otto del Pd. E fra gli Otto, qualcuno è molto vicino all’ex-sindaco Gianassi. Gianassiani contro anti-gianassiani dunque? Qualcuno lo crede. E porta a supporto della teoria, la vecchia storia del buco in bilancio prontamente chiarita dall’ex-sindaco, ma rilevata in un modo che per molti rasentò la scorrettezza, dalla sindaca insediata. Insomma, qualcosa si è forse incancrenito, e il “carattere del soggetto”, giunge dal palazzo sestese, potrebbe avere fatto il resto.

In ogni caso, dopo la partecipatissima assemblea convocata dagli Otto (oltre 400 persone) giunge, domani, quella di piazza della sindaca. Appuntamento in piazza Vittorio Veneto, domani sera giovedì 16 luglio, alle ore 21. Un incontro in cui la sindaca spiegherà e illlustrerà (anche con slide? …) i suoi primi 12 mesi di mandato, dal momento che l’accusa motivante la sfiducia (gli Otto firmatari rappresentano oltre il 50% del suo gruppo, composto di 14 consiglieri) è proprio di non aver ottemperato a quanto programmato e di non riuscire a gestire la città. .

Ma al di là di questo e del consiglio comunale di martedì 21, in cui sarà votata la mozione di sfiducia, la “cosa grave, veramente sbalorditiva” dice un “vecchio del Pd” come ama chiamarsi, uno di quei fedelissimi che ha seguito l’evoluzione del partito sin dai tempi del Pci, è che la sfiducia giunga “dall’interno”. “Al di là di tutto – dice – eravamo abituati che ci si prendeva anche a manate, ma dentro la sezione. Poi, si decideva e via, tutti insieme. Non so quanto questi ragazzi abbiano capito il rischio in cui hanno messo partito e cittadini, in una zona come Sesto”. Perché il terrore, quello vero, è di aprire un’autostrada da un lato a M5S, ma dall’altro a Salvini, che in città, in modo “subdolo” ha già creato il suo gruppetto. E se il Pd sestese è ormai commissariato nella figura di Lorenzo Becattini, grande figura di riferimento del partito locale, che sta cercando di far tornare un po’ di disciplina nelle fila dei “ragazzi”, pur tuttavia l’ultimo schiaffo, le dimissioni di Sanquerin e Mariani (capogruppo Pd e primo firmatario della mozione), è stato solenne. “Sono due gran bravi ragazzi” dice il nostro interlocutore. Cresciuti a casa e partito. Insospettabili. E allora, cosa succede a Sesto?…. A questo punto, il segretario regionale Dario Parrini si fa avanti e mette la pietra tombale: chi vota la mozione, è fuori dal partito.

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