
Firenze – Parlare di Calcio storico con Stefano Guelfi Camaiani, portavoce del gruppo dei nobili che partecipano al corteo che precede la partita, è un’esperienza di per se’. Infatti, a parte la competenza storica e la passione con cui il nobiluomo fiorentino rievoca gesta e tradizioni cittadine, la sua è una vera e propria filosofia di vita che approccia con quello che potrebbe diventare, oltre a uno degli spettacoli più avvincenti, anche la sintesi corale dell’anima più dinamica e pulsante della città.
Potrebbe. Infatti, come spiega Guelfi Camaiani, l’impostazione attuale non rende affatto giustizia alle potenzialità di cui l’evento è portatore: potenzialità che possono essere in buona sostanza, al di là dell’omaggio alle tradizioni, innesco di un vero e proprio progetto di “proposta” internazionale.
Cosa significa? Partiamo intanto dal significato che il Calcio ha assunto in questi ultimi anni. “Ciò che rimane sullo sfondo – precisa Guelfi Camaiani – è la città. Di fatto, un paradosso, in quanto il vero spirito del Calcio Storico sarebbe rappresentare Firenze in un momento molto particolare e drammatico della sua storia, vale a dire, la partita giocata nel 1530 mentre si sosteneva l’assedio delle truppe di Carlo V. Tanto per cominicare, bisognerebbe ridare dignità profonda al corteo storico, che coglie la rappresentazione dell’evento. In altre parole, quel corteo avrebbe la funzione di calare la città nella parentesi storica ricordata, il che significa anche recuperare negli atteggiamenti, nella “messinscena”, nelle stesse espressioni dei figuranti la tragicità ma anche lo sfottò che Firenze allestisce in faccia al suo mortale nemico”. Una vera e propria ricostruzione della temperie che però necessita di una profonda compenetrazione e di un profondo legame con la città. Il che, e si torna all’assunto iniziale, si può realizzare solo se Firenze “entra” nel corteo, “diventa” il corteo.
“La vera difficoltà – continua – è proprio lo scollamento che si sta realizzando fra l’evento Calcio Storico e la città. Uno scollamento di cui è stato esempio lampante l’ultima edizione che ha visto la necessità, dopo la regola voluta dall’amministrazione di non accettare figuranti sopra i 70 anni, di una deroga per mancanza di ricambio. Ecco, proprio qui sta il punto: perché manca il ricambio, in una manifestazione in cui tutta la città dovrebbe sentirsi rappresentata? E’ evidente che la manifestazione si sta trasformando in un evento che può essere, acquisiti gli elementi più esteriori seppur bellissimi come costumi, colori, lo stesso torneo, riproposto in qualsiasi sede. In altre parole, nonostante lo sfarzo, rischia di trasformarsi in un evento “neutro”. Perdendo così il significato che l’ha mantenuto in vita, vale a dire la rappresentazione, attraverso il caso storico, di Firenze tutta. Di Firenze “viva””.
Non solo critica, la posizione di Stefano Guelfi Camaiani contempla anche una serie di strumenti che potrebbero porre rimedio a questo progressivo trasformarsi in un evento più o meno turistico e “estetico” dell’appuntamento più importante della tradizione fiorentina. “La chiave per un ribaltamento di direzione e per riacquisire quell’anima che sta perdendosi progressivamente – spiega – si trova nel dar vita a un sistema di coinvolgimento della città. La città deve sentirsi rappresentata dal Calcio Storico, che a sua volta non può essere ridotto a un mero torneo in costume. Per sentirsi rappresentata deve essere chiamata svolgere la sua parte. Mi sto riferendo, ad esempio, alle eccellenze fiorentine, ai grandi artigiani, ai protagonisti economici della città: Ferragamo ad esempio, Brandimarte per l’argento, Peruzzi per la pelle, tutta la catena delle Botteghe storiche cittadine, capaci di dare vita loro stesse a una grande narrazione allo stesso tempo di passione, tecnica, storia. Come coinvolgerle? I mezzi possono essere molteplici: da una sponsorizzazione intelligente, alla creazione di uno spazio di visibilità che punti sulla tradizione sulla storica eccellenza delle arti cittadine. Per fare un esempio, i farsetti dei figuranti in pelle presuppongono accorgimenti, eccellenze, metodi di lavoro che sono di per se’ “narrazioni” della città, dei suoi tesori, della sua “anima”. Se viene assicurata visibilità all’interno di un grande racconto “corale” della città, il Calcio storico può diventare davvero molto più di un biglietto da visita, un assaggio multimediale di Firenze da rilanciare nel mondo. La stessa nobiltà cittadina, che è “uscita dal palazzo” per ora solo in termini di “business” potrebbe acquisire o riacquisire un ruolo di “ambasciatore” che ridefinisce in termini di eleganza ma anche di “potenza” economica la città”.
Ultimo punto, ma non per questo meno importante, le squadre. “Il rischio per quello che rimane l’acme dell’evento, vale a dire il “torneo”, è che le squadre stesse siano vissute come “esterne” ai rioni che rappresentano. A questo si è cercato di porre rimedio proprio dall’attuale amministrazione con la regola della residenza almeno decennale a Firenze per i calcianti. Per quanto mi riguarda, lancio la proposta di aumentare il numero dei 4 colori facendo delle parti periferiche della città non più il “vivaio” per i colori storici, ma aggiungendole alle formazioni tradizionali. Si potrebbero aggiungere altri colori di livrea o anche mettere in campo colori “doppi” sulle “divise”. Con un ulteriore vantaggio: allungare il torneo potrebbe essere importante anche per aumentare quel senso di coinvolgimento “corale” di cui parlavo poc’anzi”.
Un altro strumento per giungere all’obiettivo, che è quello di riportare Firenze e i fiorentini al centro, potrebbe essere la costituzione di un comitato promotore del Calcio, parallelo a quello comunale. “Compito “statutario” quello di preoccuparsi di stendere una sorta di mappatura dei soggetti cittadini rappresentativi e di creare e gestire le idee che emergono per dare fisionomia a questo racconto corale. Ad esempio, creando legami fra Ordini professionali e Mestieri, fra botteghe e produzioni, creando un filo, perché no, fra la confraternita della Misericordia e l’Ordine dei Medici, solo per dare qualche spunto. Le idee sono tante, lo scopo però è ben chiaro: il Calcio Storico rimane vitale solo se Firenze è “dentro”.