
Parigi – “Sarà forse un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio. Non intendo abbassare le armi, non ho l’impressione di sgozzare qualcuno con il mio pennarello”: lo aveva dicharato Stéphane Charbonnier, alias Chab, al quotidiano “Le monde” quando “Charlie Hebdo” aveva subito nuove minacce per il suo impegno a difendere la libertà di stampa e di espressione. E proprio per aver difeso questi diritti , così faticosamente conquistati nel corso dei secoli , che Chab e i suoi collaboratori sono stati uccisi oggi il commando che con calma determinazione ha fatto irruzione nella sede del giornale, proprio mentre era in corso la riunione di redazione.
Secondo fonti di polizia era proprio il direttore del giornale che cercavano: “Dov’è Charb, dov’è Charb ? “ hanno chiesto in giro e solo dopo averlo ucciso hanno poi sparato agli altri abbattendo ‘icone’ come i notissimi vignettisti Cabu e Wolinski. Il commando ha così compiuto il più sanguinoso attentato mai avvenuto nel dopoguerra a Parigi, uccidendo 12 persone tra cui 10 giornalisti e due poliziotti, e ferendone gravemente altre quattro
“Abbiamo vendicato il profeta. Abbiamo ucciso Charlie Hebdo” dichiarano alla fine della strage parlando un francese perfetto. La reazione della Francia è stata immediata. La caccia al’uomo ha dato rapidamente i suoi frutti e in serata i tre son stati rapidamente identificati: si tratta di cittadini francesi di origine algerina, due fratelli ,Saïd e Chérif K., di 34 et 32 ans, già noti per appartenenza nel 2005 a una «filiera irachena» di combattenti islamisti e Hamid M., il complice di 19 anni Hamid M. che era al volante dell’auto con cui il comando ha preso la fuga. La polizia avrebbe anche individuato il loro rifugio a Reims e sarebbe in corso un raid per stanarli.
Mentre il territorio era posto in stato di massima allerta si sono moltiplicate le condanne per l’attentato e le manifestazioni in tutto il paese. Giovani e vecchi hanno innalzato cartelli con sopra scritto “Sono Charlie”, in una mobilitazione generale in difesa di quella libertà di espressione che oggi è stata così orrendamente violata. Il presidente Francois Hollande ha invitato il paese a unirsi contro questo”atto di barbarie”, condannato unanimamente, a cominciare dalle associazioni musulmane del paese.
Con il suo tono provocatorio, il settimanale satirico, aveva suscitato accese polemiche, mettendosi più volte in pericolose rotte di collisione con il mondo islamico. La prima volta era stato nel febbraio del 2006 quando aveva pubblicato le controverse dodici caricature di Maometto, che quando erano apparse un anno prima sul quotidiano danese Jyllands –Posten avevano suscitato violente reazioni tra i musulmani che considerano blasfeme le rappresentazioni di Dio e del profeta. Nel 2011 il giornale francese, che non riparmia frecciate a nessuno, aveva rilanciato il dibattito con un numero speciale intitolaro « Charia Hebdo » con Maometto in copetina. Il numero non era ancora uscito che un incendio doveva devastare la redazione del giornale.
Da allora Charlie Hebdo é stato oggetto di minacce continue tanto che era sotto protezione da parte della polizia. Secondo collaboratori scampati al massacro però nessuno badava più tanto a queste minacce e il clima era tranquillo. Tanto tranquillo che nell’ultimo numero proprio Chab aveva disegnato una specia di talibano che diceva « ancora nessun attentato in Francia ? Aspettate, abbiamo ancora tutto gennaio per fare i nostri auguri ». Una vignetta che oggi ha tutto di una tragica premonizione. L’attentato è stato commesso proprio mentre oltralpe si è aperto un vivo dibattitto sull’ultimo libro di Michel Houellebeck, “Soumission” in cui lo scrittore francese descrive una Francia che elegge nel 2023 un presidente musulmano, apre le porte alla poligamia e confina nuovamente le donne nelle case.