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Sviluppo urbanistico, “Ora Firenze può ripartire”. Parola di Titta Meucci Politica

Firenze – Siamo agli sgoccioli. Dopo il regolamento urbanistico, approvato il 3 giugno scorso, l’adeguamento del regolamento edilizio che in un certo senso “registra” ciò che è stato previsto dal Ru ed è l’ultimo passo in direzione di un “piano organico” di regole che disciplineranno la crescita e lo sviluppo della città per i prossimi anni. A portare a termine un lavoro senz’altro “immane” è stata in primo luogo l’assessore comunale all’urbanistica Titta Meucci, che porta questo grosso risultato con se’ in consiglio regionale, dove è entrata con l’ultima tornata elettorale. Un ruolo, anche in consiglio, che non mancherà, secondo le ultime voci, di valorizzare le sue competenze, magari in commissione Territorio. Del resto, è ormai affidato proprio a Titta Meucci il compito di dare voce al punto di vista dei comuni. Ma è soprattutto la grande vicenda della gestione degli strumenti urbanistici giunta in porto a rafforzare in termini di peso e credibilità la sua fama di amministratrice attenta e determinata.

Ed è l’assessore Meucci a rispondere ad alcune domande di Stamp circa la vicenda degli strumenti urbanistici cittadini, che, dal piano strutturale al regolamento urbanistico al suo corollario edilizio, l’ha vista protagonista. Iniziando dal “metodo” che diventa anche occasione di un vero e proprio principio di “governo” della res comune. Quale? Quello del coinvolgimento degli utenti, vale a dire dei cittadini e dei cosiddetti “corpi intermedi” (associazioni,ordini professionali, ecc) nella ricerca di soluzioni che possano essere, se non soddisfacenti per tutti, almeno apprezzabili dai più. Un esempio di questa modalità ricercata capiarbamente fino alle ultime battute del percorso, è lo stesso lavoro della commissione urbanistica, che ha accolto, in quest’ultimo anno di applicazione del regolamento edilizio, alcune criticità evidenziate dall’Ordine degli Architetti, fra cui alcune modifiche ai parametri di abitabilità (altezze, collocazione dei servizi nei locali) che ha portato a formulare una proposta di modifica che è stata presentata all’Asl. L’adeguamento del regolamento andrà in consiglio comunale il 6 luglio o al massimo il 13 luglio, come spiega l’assessore.

Dunque siamo alla conclusione di un traguardo lungo e per certi versi faticoso. “Ricordiamo che il via fu dato, nel 2009, dalla giunta Renzi – spiega Meucci – un “via” in un certo senso dovuto, in quanto Firenze era l’unico comune che ancora non aveva ottemperato alle disposizioni date dalla Regione col regolamento approvato nel 2005”. Firenze infatti si reggeva ancora sul regolamento urbanistico della giunta Primicerio, approvato nel 1999 dal consiglio comunale, che aveva già fatto passare una sostanziosa “modifica” nel 1995. Il regolamento del 1999 metteva in “pensione” quello precedente, del 1931.

Fra le tappe che l’attività sulla gestione della città mette in luce, è da ricordare la famosa querelle sui “fondi” che divennero, per un certo periodo abitazioni. Fondi che prendevano luce direttamente dall’ingresso sulla strada e che trasformarono molti magazzini, soprattuto nel centro storico, in un lucroso affare di soldi per i proprietari. “A questo si mise lo stop col Piano strutturale – ricorda l’assessore – e col regolamento urbanistico la possibilità di trasformare in abitazione ciò che era un fondo venne rivista alla luce di paletti molto stringenti. Fra cui il fatto che i fondi possono essere trasformati solo dal momento in cui l’accesso non è più dalla pubblica via, ma deve essere ricavato da un ingresso da aprirsi o su un giardino o sul vano scale. In altre parole, l’accesso diretto sulla strada che è tipico del magazzino o del fondo commerciale (lo sporto, ndr) non consente più di trasformare in abitazione l’area. La parte sulla strada deve infatti essere chiusa (al massimo potrà servire per dare luce all’interno, per esempio trasformandola in finestra) ma l’accesso deve avvenire come tutti gli altri appartamenti”. Ovviamente, ciò non vale per quel che è già stato fatto. “No – conferma l’assessore – ciò che è fatto è fatto. Ma questa regola può darci la certezza “da qui in avanti”, vale a dire, d’ora in poi i fondi non potranno essere resi abitazioni tout court”.

La grande cura con cui è stato realizzato il regolamento urbanistico è confermata dal racconto dell’assessore: “Nel piano urbanistico ogni particella è stata conformata – spiega – come? Utilizzando ogni possibilità di incontro e ascolto dei cittadini, fino al più piccolo proprietario singolo, per capire come si poteva compiere un’opera di “aggiustamento” utile per tutta la città e i suoi abitanti. Fu per questo che continuammo a ricevere quotidianamente i soggetti cittadini, in un lungo ciclo di incontri che ci permisero di portare la proposta al dibattito con solo 700 osservazioni, quando se ne erano preventivate tremila”.

Parlando dell’oggi, ecco cosa si aspetta l’assessore: “Si può innescare il cambiamento e l’evoluzione di Firenze. E le trasformazioni cominciano a muovere i primi passi. Trasformazioni inevitabili, che tuttavia l’amministrazione, grazie agli strumenti di cui s’è dotata allineandosi con i tempi, è ora in grado di gestire e indirizzare. Gli esempi sono quelli di cui si è parlato in questi giorni, da via Aretina dove un conglomerato di capannoni verrà trasformato dalla Florence Academy of Arts in un polo didattico-artistico, al Majestic, la cui società acquirente è in procinto, insieme all’hotel Baglioni, di mettere mano alla riqualificazione della piazza, alle varie aree come il Panificio militare, fermo da decenni, in cui partirà la trasformazione con l’acquisto da parte di Esselunga a cui sono stati accordati 8mila metri quadri di edifici sui 12mila presenti nell’area. Il resto diventerà un grande giardino che incrementerà il verde in un’area in cui se ne sente la necessità; giardino che, a differenza del progetto iniziale verrà spostato su davanti dell’area, in modo da attrarre utenze anche da strade più lontane. Insomma, diciamo che la messa a punto di questi strumenti ha in un certo senso “aperto le porte” anche agli investimenti, ma fatti in trasparenza, in modo rispettoso per Firenze. D’altro canto, tutto è stato studiato in modo uniforme per quanto riguarda il “valore”, rapportando ogni zona (l’area cittadina è stata divisa in 12 parti) in relazione alla morfologia, al contesto ambientale”.

Su una questione ancora Titta Meucci vuole essere chiara: “E’ necessario che si dichiari in modo puntuale che l’intera Firenze è stata “trattata” allo stesso modo, vale a dire con cura e rispetto, senza fare differenze fra centro e periferie. Lo scopo che ci ha guidato è stato quello di un generale inalzamento della qualità della città, in tutti i suoi luoghi. In questo dobbiamo dire ( e me ne sono resa conto in particolare con le “escirsioni” compiute in campagna elettorale) che simao stati, rispetto ad altre città, piuttosto forntunati. Infatti, Firenze è stata preservata da edificazioni troppo “selvagge” che forse sno tali in particolare in quell’area, fra Novoli e via Baracca, che servì per costruire case ai fiorentini nel corso dell’emergenza alluvione. Tuttavia senza mai arrivare agli eccessi di certe periferie moderne. In questo Firenze è stata aiutata anche dalla presenza dei piccoli agglmerati agricoli della cinutra che hanno conservato, in mezzo alle edificazioni più recenti, non solo la loro grazia, ma anche un importante ruolo di aggregazione e socialità. Ne fanno fede le case del popolo, i circoli Arci, gli Mcl, tutti spazi aggregativi la cui tradizione popolare non si è spenta pur essendo inevitabilmente, ma solo in parte, mutata”.

E sul futuro, Meucci aggiunge: “L’amministrazione si è data ancora un anno per il monitoraggio. Ciò non vuol dire che si possono cambiare le regole ormai approvate, ma calibrare le risultanze di alcuni istituti del tutto nuovi, se fosse necessario, mi riferisco ad esempio alla perequazione, istituto nuovissimo da valutare sul campo”.

Un altro grande tema che riguarda la riqualificazione della città sono le piazze; e fra tutte, la piazza simbolo di una stagione, di un’epoca, di un’immutata volontà di partecipazione di una comunità particolarmente e storicamente battagliera: piazza dell’Isolotto. Un grande battaglia, quella delle piazze, che ha conivolto, per esempio, anche piazza delle Cure, il cui progetto, già in bilancio, è la risultante della collaborazione fra gli architetti della zona e gli operatori amministrativi. Ma l’Isolotto ha un sapore particolare, anche per la partecipazione con cui ogni momento è stato vissuto dalla popolazione del quartiere 4. “Nel 2013 – ricorda l’assessore – cominciai la prima assemblea pubblica, con Giuseppe D’Eugenio (collaborazione che continuò con l’attuale presidente Mirko Dromentoni) dicendo che ci aspettavamo indirizzi precisi dalla gente, per poi costruire il bando per la riqualificazione. La risposta fu straordinaria, tant’è vero che ricevemmo un documento su cui modellammo gli indirizzi del bando stesso. Una volta messo in porto il bando, serviva una commissione diciamo “di livello” e lì ci mettemo in contatto con l’architetto Boeri che accettò di divenirne il presidente. Così, si arrivò a bandire il concorso e il successo fu strepitoso: giunsero ben 101 progetti da ogni parte d’Italia”.

Foto: piazza dell’Isolotto secondo il rendering del comune di Firenze che illustra il progetto vincitore del concorso

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