
Firenze – Un presidio è stato organizzato per domani, 28 gennaio, dall’Unione Sindacale di Base allo scopo di chiedere spiegazioni sull’evoluzione e il futuro di Piombino. Futuro che, secondo il sindacato di base, non è mai stato così oscuro, dal momento che sembra essere scomprso dallageda del governo regionale. Tanto più che, come scrive il sindacato in una nota, da notizie di stampa sembra che, “attraverso fonti vicine al Governo, i famosi soldi del Recovery Plan siano praticamente spariti per la regione Toscana e di conseguenza anche per il sito industriale di Piombino. Porto, strade, ferrovie e riconversione industriale. Non c’è niente”.
Una “disfatta” di fronte alla quale l’Usb ha deciso di non stare in silenzio. “Il Presidente della Regione e la Giunta Regionale devono dare delle spiegazioni. Piombino vuole sapere cosa si vuole fare della nostra città. I lavoratori e le loro famiglie sono stanchi di promesse e rinvii. VOGLIAMO CERTEZZE PER IL NOSTRO FUTURO”, è il messaggio inviato ai vertici regionali.
“Rischiamo la desertificazione di un intero territorio mentre tutta la politica Regionale e Nazionale (ma soprattutto chi sta guidando il Paese con posizioni spesso incoerenti e ballerine) non riesce a decidere e a mettere in campo gli investimenti necessari per le acciaierie Piombinesi. Se non sarà lo Stato ad investire nessuno altro lo farà. Questa sarebbe l’occasione buona per poter avviare un percorso di nazionalizzazione investendo in nuove tecnologie a basso impatto ambientale, magari puntando sull’idrogeno come stanno già facendo altre nazioni Europee”.
Lavoratori delusi dalle multinazionali (“promesse, ma niente di fatto”), piano industriale ancora da fare. E ora, “tutti questi soldi Europei promessi per Piombino dal sottosegretario Morani dove sono? La regione Toscana crede sul futuro di Piombino si o no? Perché al momento non abbiamo notizie e prese di posizioni. Non esiste ancora un piano nazionale della siderurgia e tutto ciò genera confusione e politiche industriali “raffazzonate” e localizzate senza un vero piano strategico nazionale. Siamo l’unico stabilimento Italiano che produce rotaie ad alta velocità ma visto il poco interesse del Governo rischiamo concretamente che alla fine si scelga di non decidere avviando la chiusura pilotata come avvenuto nel 2014 dopo lo spegnimento del l’altoforno”.
Ricordano dal sindacato: “Il nostro futuro va conquistato facendo sentire la nostra voce, non possiamo stare immobili davanti alla chiusura del nostro posto di lavoro, di fronte al rischio di farci male quotidianamente per la mancanza di manutenzioni, di fronte alla possibilità di investire sulle bonifiche e sull’ambiente. La maggior parte dei lavoratori è a casa in cassa integrazione dal 2014, ora siamo nel 2021 è niente è stato fatto”.
Il presidio si terrà domani (28 gennaio) davanti al palazzo della presidenza regionale in piazza Duomo, a partire dalle 10.