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Venezia 75: dal deserto alle periferie europee, guerre, criminalità e gioventù bruciata Cinema

Venezia – Gioventù bruciata, vite mandate in frantumi dalle guerre, dalla criminalità e dalla mancanza assoluta di prospettive positive. Dopo soli due giorni dalla proiezione di inaugurazione del programma Orizzonti della 75ma edizione della Mostra del cinema di Venezia di “Sulla mia pelle” – con il quale Alessio Cremonini ha tracciato i 7 tragici giorni che hanno portato Stefano Cucchi a morire nella cella di un carcere italiana – è la volta di un altro film: aKasha (Round Trip) del giovane regista sudanese Hajooj Kuka.

Adnan è un rivoluzionario sudanese considerato eroe di guerra. L’amore che prova per il suo fucile AK47 è pari solo a quello per Lina, la sua paziente fidanzata. Quando Adnan in licenza ritarda a rientrare all’unità militare, il comandante Blues lancia una kasha: una retata per arrestare i soldati sfaticati che mancano all’appello. Colto di sorpresa, Adnan si dà alla fuga con l’amico Absi. La strana coppia studia tutti i modi per riunire Adnan con la sua arma – e con Lina – e per sfuggire ai compagni dell’unità militare. Per ventiquattr’ore, attraverso una serie di eventi caustici e divertenti, esploriamo la vita e l’ideologia delle zone del Sudan controllate dai ribelli.

Hojooj Kuka (1976) sudanese, con il suo documentario del 2014 “Beats of the Antonov”, presentato al Toronto International Film Festival, vince il People’s Choice Documentary Award. Beats of the Antonov viene poi trasmesso da POV, il prestigioso programma televisivo di PBS dedicato ai film non-fiction indipendenti ed è presentato in oltre cento festival nel mondo, vincendo svariati premi internazionali. In Sudan, Hajooj si occupa anche di formazione e insegnamento con giovani filmmaker.

Dalla cella e ritorno. È un round trip anche il breve viaggio del protagonista del film Enkas della francese Sarah Marx, presentato ieri fuori concorso. È la breve storia dell’attimo di libertà di Ulysse, un giovane di periferia parigina appena uscito di prigione. 

Ulysse ha un solo obiettivo: fare soldi. Davanti alla depressione della madre Gabrielle, alle bollette da pagare che continuano ad accumularsi e al desiderio di vivere la vita fino in fondo, escogita un piano. Insieme a David, il suo migliore amico, decide di andare di rave in rave con un food-truck, per vendere una miscela di acqua e ketamina. E allora si mettono in viaggio…

Dice la regista che “L’Enkas è nato con la collaborazione degli artisti Hamé e Ekoué, fondatori di La Rumeur, innovativo gruppo rap francese creato vent’anni fa. La loro società di produzione ha come scopo quello di reinterpretare il cinema “socialmente impegnato”, dando voce alle persone comuni che, pur non essendo veri criminali, sono state costrette a intraprendere strade illegali. Insieme, abbiamo cercato di intrecciare un tessuto realistico e complesso di legami sociali e familiari, denso di malinconia, incertezza, colpi bassi e soldi facili”.

“Abbiamo provato a capire i sogni infranti di Ulysse e di David, le loro ambizioni fallite, l’ingenua convinzione che un giorno sarebbero riusciti a sfuggire alle esistenze in cui erano nati. Dopo aver visitato il reparto psichiatrico di un ospedale, abbiamo capito che il personaggio di Gabrielle non soffriva semplicemente della sua malattia, ma combatteva una violenta guerra interiore contro se stessa”.

Ulysse deve affrontare la malattia della madre e coprire le spese mediche: il food-truck gli dà l’illusione di un cambiamento, “ma L’Enkas è proprio la storia del crollo di questa illusione. A poco a poco, Ulysse vede il suo progetto andare in frantumi. “Eppure cercherà di mantenerlo in vita per continuare a respirare, fino alla fine”, dice la regista.“

“L’Enkas non è un film in cui il bene è in lotta contro il male, né un film moralistico”, conclude la regista. “A me interessa la gente semplice, che cade, si fa male, si rialza, ha le proprie contraddizioni e le proprie ragioni”

 

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