
Firenze – Parlerò di Juventus. Non vi spazientite e non chiudete il giornale, perché è solo un pretesto per poi parlare di Fiorentina. L’occasione la dà questa curiosa coincidenza: la Juve gioca male contro la Fiorentina venerdì scorso (qualcuno dice perché distratta dalla Champions), poi gioca altrettanto male in Champions e, alla fine, con meno fortuna e senza aiutini, consegue un risultato negativo. In Champions ha incontrato il Tottenham, squadra che da qualche anno incrocia fatalmente il destino della Viola. Battuto nel gioco e nel risultato dalla Fiorentina di Montella tre anni fa (1-1 e 2-0), il Tottenham si è poi rivalso l’anno dopo contro la Fiorentina di Sousa (impresa per nulla eclatante, che con Sousa è riuscita in un’altra coppa perfino al Carpi) eliminandola dall’Europa League dopo un 1-1 e un 3-0 di cui in positivo ci si ricorda soltanto il primo gol europeo di Bernardeschi (altra coincidenza).
Questa serie di incroci ci fa riflettere su dove sta andando il calcio italiano e sullo stato generale del calcio europeo (ho affrontato insieme a due colleghi questo tema nel recente Dove va il calcio italiano? Filosofando prima e dopo l’Apocalisse, Thedotcompany editore). Dopo ieri sera la risposta alla prima domanda non può che essere una: il calcio italiano, anche con le squadre di club, va dov’è andato con la Nazionale: alla deriva! Se la squadra italiana più forte e più ricca (vi ricordo che è decima in Europa come fatturato) si fa metter sotto da una squadra giovane e di recente nobiltà, attualmente quinta nel campionato inglese, è proprio un brutto segno. Si dirà, e l’ho scritto anche nel libro di cui sopra, che il calcio italiano spesso sceglie di farsi metter sotto, proprio per approfittare della scarsa cura con cui all’estero dispongono la fase difensiva. E gli inizi della partita di iersera sembravano proprio confermare questa attitudine nostrana: difensori sgangherati e poco organizzati, quasi sempre in ritardo e non ben allineati, ignari se andare incontro all’avversario o aspettarlo, sembravano facile preda dei contropiedisti smaliziati e inesorabili della Juve. Ma poi capita che gli inesorabili (vedi Higuain) non sono tanto tali e capita anche che un Buffon emuli nel peggio Sportiello, e allora l’esito non può che essere quello. Questa è la cruda cronaca della partita. Dietro la quale, però, si legge di un dominio nel possesso palla da parte del Tottenham (63%) e, udite udite, di un chilometraggio generale percorso dai giocatori della Juve molto superiore a quello degli Spurs. Il che vuol dire che la Juve non ha corso ma ha rincorso (spesso a vuoto), e che la tecnica superiore degli avversari nel palleggio ha fatto la differenza, anche nel dettare i ritmi. Qui rileviamo la cosa più meritoria nell’impostazione della partita da parte di Pochettino: il Tottenham non l’ha messa sulla corsa, ma sulle geometrie sicure e sulle accelerazioni improvvise, senza mai rischiare di farsi trovare sbilanciato o fuori posizione in una transizione; e mentre il Tottenham faceva muovere la palla più dei giocatori, la Juve si affannava nei recuperi (spesso inevitabilmente fallosi) e nel tentativo di mettere uomini sulla linea dei passaggi (spesso invano).
La morale di tutto questo per me è la seguente: il calcio inglese, fino a un paio di anni fa, ha prodotto gioco d’attacco bello a vedersi ma poco produttivo, facilmente contrabile dal più elementare calcio all’italiana. Poi ha cominciato a importare allenatori italiani (Ranieri, Conte, Guidolin, Mazzarri), allenatori “latini” (Guardiola, Mourinho, Pochettino, il tedesco molto spagnoleggiante Klopp), e ora è un misto spettacolare e vincente di tecnica, di velocità e forza fisica, e anche di tattica (una tattica che non degenera mai in tatticismo). Quel calcio sta ridimensionando di molto il dogma italiota del “primo non prenderle”! E ieri sera ha forse rivelato un altro falso dilemma. Tra coloro che sostengono che vince la difesa e coloro che sostengono che vince l’attacco, si è forse dimostrato che vince il centrocampo! Si possono giocare tutti gli schemi possibili, i 4-3-3 e i 4-2-3-1 o i 3-5-2; si può giocare specularmente all’avversario come ha fatto la Juve contro il Tottenham. Ma se a centrocampo lasci i soli Khedira e Pjanic, giocatori poco utili nel recupero palla e poco precisi e tempisti in costruzione,oggi non ce la puoi fare con nessuno.
E allora torniamo alla Fiorentina. Contro la Juve abbiamo visto un gioco alla Klopp. Baricentro alto, triangoli e rombi mobili, palla che viaggiava non freneticamente ma con buona precisione. La Viola avrebbe meritato di vincere dimostrando una schiacciante superiorità a centrocampo, e non è vero che la Juve l’ha subita solo perché giocava al gatto con il topo. E allora seguitiamo per quella strada; diamo fiducia a Pioli; aspettiamo che qualcuno un giorno ci compri un terzino che sia un giocatore di calcio e magari (sono d’accordo con quanto scritto da Dovellini su Repubblica di ieri) non butti via per due lire un Ilicic quando ce l’hai; e allora, con il centrocampo che ci si ritrova, possiamo sognare di crescere come è cresciuto il Tottenham in questi anni. Con pazienza, e scommettendo sui giovani giusti scelti per un gioco che li valorizzi