
Firenze – Quando essere ai primi posti fra le regioni per un fenomeno negativo e drammatico può essere un vanto. La Toscana spicca infatti per numero di atti di violenza sulle donne, ma il motivo è che per legislazione e organizzazione è una delle regioni più impegnate contro la violenza di genere: “Il fenomeno emerge di più proprio perché oò suo contrasto è una priorità e sono sempre di più le donne che si rivolgono ai centri e agli sportelli anti violenza”, ha detto la presidente della Commissione Pari opportunità del Consiglio regionale Rosanna Pugnalini, aprendo oggi le celebrazioni della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che cade il 25 novembre prossimo. Sono 1.522 le donne che si sono finora rivolte ai centri antiviolenza dal momento della loro istituzione.
L’impegno e l’attenzione restano alti, come ha ricordato la vicepresidente della Giunta regionale Monica Barni. La legge regionale approvata nel 2007 e che fu antesignana rispetto alla mobilitazione nazionale di questi ultimi anni verrà comunque aggiornata anche alla luce delle esperienze fatte con un più efficace supporto ai centri anti violenza e una ristrutturazione dell’organizzazione e della governance attraverso nuovi ambiti territoriali di coordinamento e una cabina di regia. Sulla base di questa legge e degli strumenti normativi collegati è sorto, proprio in Toscana, il Codice rosa, che è un percorso di accesso specifico al Pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, senza distinzione di età, etnia, sesso ed altre condizioni.
Nel frattempo sarà lanciata una nuova campagna di sensibilizzazione, stanziate nuove risorse, seppure ancora al livello del “ristoro”, e soprattutto avviata una fase di stretta collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale, perché la battaglia contro la violenza sulle donne parte dalla conoscenza e dalla formazione del personale. Alla seduta della Commissione Pari opportunità è intervenuta Ornella Galeotti, magistrato della Procura di Firenze, coordinatrice del gruppo specializzato nei reati contro le fasce deboli.
Un contributo importante – ha sottolineato Pugnalini – deve venire anche dai media che spesso non aiuta a causa della “spettacolarizzazione dei delitti passionali spesso descritti come conseguenza di un raptus, senza approfondire gli aspetti sociali e culturali della violenza”.
Foto: L’intervento di Monica Barni vicepresidente della Giunta regionale