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X Rapporto Abitativo, più poveri, ma l’Erp ha sempre meno alloggi Breaking news, Cronaca

Firenze – Decimo Rapporto Abitativo della Regione Toscana, gli scenari che si aprono hanno due facce, positiva per la massa di risorse stroardinarie che arrivano, inquietante sia per l’acuirsi dei problemi pre covid, sia per l’accelerata che la pandemia ha dato ai bisogni.

Qualche numero per capire. Intanto si parte dall’aumento di persone e famiglie in situazione di povertà relativa, vale a dire rispettivamente l’8,5% e il 5,9% sul totale della popolazione e delle famiglie regionali.

La ricaduta va in due direzioni: 18.500 domande e 15.522 ammesse per quanto riguarda i bandi Erp, a fronte di 799 assegnazioni, di cui 196 in emergenza abitativa. Impressionante il numero di alloggi sfitti, pari a 3625 sul totale, che a fronte dell’allargamento del bisogno, continuano ad aumentare anno dopo anno: erano 3.420 nel 2019, l’incremento è pari a 205 unità. Altro dato dell’Erp che inquieta sia i sindacati inquilini che i cittadini, è senz’altro il fatto che, dopo il 2000, dunque in vent’anni e con lo scoppio dellemergenza abitativa, nonostante proclami e piani quinquennali, sono stati costruiti solo 485 alloggi, pari all’8,6 del totale. Tirando le somme, il patrimonio immobiliare dell’edilizia residenziale pubblica toscana al 31 dicembre 2020 è costituito da 5.907 edifici. Il numero assoluto è sceso di 19 unità rispetto al 2015, poche frazioni di punto percentuale. Il Lode dove si osserva il calo maggiore è quello di Firenze (-24 edifici dal 2015, pari ad un calo di 1,9%).

Contributi affitti, la ricaduta dell’aumento di povertà è del tutto evidente. Intanto vale la pena sottolineare che le misure straordinarie di sostegno hanno riconosciuto importanza all’abitare, inquadrandolo come uno degli assi del benessere individuale e collettivo. Ma analizzando le due tranche di finanziamento (fascia A e fascia B) ottenuto dal Fondo sociale per l’affitto ex-lege 431/98 con uno stanziamento complessivo pari a 12.913.376,55 per la Regione Toscana, le domande presentate sono, rispettivamente, 14.622 per la fascia A e 4.492 per la fascia B. La fotografia dice che è avvenuto un netto incremento rispetto all’anno precedente (+ 2.615 (e + 1.972 rispettivamente). I distretti toscani hanno inoltre dedicato al sostegno all’abitare una cifra pari a € 13.335.614,24 proveniente dai Fondi Strutturali e sono stati svincolati ad hoc dei fondi legati al Fondo sociale per l’affitto e al Fondo di sostegno alla morosità incolpevole, per un totale di euro 7.760.730,6. Risorse che hanno formato la dotazione di un bando straordinario comunale per il sostegno all’affitto rivolto a famiglie che stessero subendo le conseguenze della pandemia di Covid-19. Le domande presentate sono state 18.570, di cui la maggior parte è stata ammessa a finanziamento (l’85,7% delle domande presentate sono state accolte, con riferimento ai distretti per cui i dati sono consolidati). Tirando le fila, ciò che fa più impressione è l’aumento delle famiglie che si sono trovate in difficoltà nel sostenere gli ordinari pagamenti, in particolare le famiglie in posizioni economiche relativamente migliori (fascia B), in cui il numero delle famiglie con i requisiti per accedervi è aumentato in modo più che proporzionale. Inoltre, come sottolinea Laura Grandi del Sunia, in questo settore siamo anche d fronte a una criticità più volte segnalata, vale a dire, “i contributi affitto che giungono in ritardo mettono in difficoltà ulteriore le famiglie conducendole alla morosità”.

Per quanto riguarda il settore “sfratti”, il Rapporto di quest’anno deve misurarsi col fatto che, a fronte del cosidetto  “Cura Italia” (decreto-legge n. 18, 17 marzo 2020), il blocco degli sfratti nazionale ha sospeso l’esecuzione degli sfratti per morosità, fino al 30 settembre 2021 o al 31 dicembre 2021, ovvero a breve si riprenderà come d’ordinario. Ovviamente, i procedimenti avviati ed eseguiti sono stati relativamente pochi nel 2020 (2181 e 407), ma è diffusa la consapevolezza che nel corso del 2022 questi aumenteranno con forza, a meno di ulteriori interventi. Il Fondo di sostegno alla morosità incolpevole nazionale ha visto uno stanziamento pari a 755.518,56 euro. Le risorse complessivamente erogate, che prevedono anche l’utilizzo di fondi degli anni precedenti,sono pari a 1.308.918,01 euro su base regionale. I soggetti richiedenti sono stati 156, e 176 i beneficiari (un nucleo può aver presentato domanda in una delle precedenti annualità, ma vedersi riconoscere il beneficio in quella corrente). Il fondo regionale di sostegno alla morosità incolpevole ha destinato risorse pari a 643.966,18 euro, di cui 381.061,38 euro erogati per coprire 74 nuclei. Sono interessanti all’analisi, in quanto fotografano ancora una volta la gravità socioeconomica della contingenza, i dati emersi per quanto riguarda i motivi dell’accesso ai contributi per morosità incolpevole: la maggior parte delle motivazioni riportate riguardano il licenziamento e la fine di contratti a tempo determinato (queste due categorie rappresentano la metà dei casi totali). La presenza di una grave malattia è stata riscontrata in 35 casi, un quinto del totale.

“La pandemia non ha fatto altro che accelerare le criticità già esistenti – dice Maurizio De Zordo del Settore politiche abitative della Regione Toscana –  quali? In buona sostanza, l’allargamento della forbice fra i “ricchi” e il resto della popolazione mette in luce una triste  e universale verità: l’accesso alla casa diventa sempre più difficile per intere fasce della popolazione, diventando il discrimine per avere un’esistenza di qualità o no. Inoltre, se le risorse straordinarie messe in campo con la pandemia hanno tamponato un po’ il bisogno, l’emergenza si sta riproponendo in modo ancora maggiore. La situazione è grave ma – dice De Zordo – stanno affluendo risorse, che sono straordinarie e che come tali non è detto che rimangano a questi livelli. Anzi. E bisogna fare i conti con le difficoltà operative di tutti i soggetti coinvolti, non possiamo nascondere le criticità: dai tempi di realizzaizone degli interventi, agli alloggi che rimangono vuoti, alle assegnazioni che ritardano, alle difficoltà della Regione ad essere efficace e puntuale nella definizione dei contributi e nella loro messa a disposizione delle risorse. Tutto questo però ci chiama a uno sforzo non ordinario, di fronte a bisogni sempre più drammatici e a risorse straordinarie che stanno giungendo e che se adeguatamente sfruttate possono aprire una pagina nuova nel tema delle politiche abitative.  Una delle priorità – conclude de Zordo – è quella di dare risposte concrete al mondo dell’Erp. La situazione italiana è purtroppo storicamente diversa rispetto all’Europa”. Basti pensare alle misure di sostegno complementari vigenti in altre parti d’Europa, dove la percentuale di patrimonio pubblico è molto più alta: è circa il 5% in Italia, mentre in certi Paesi europei si arriva al 10%.

E’ il momento per la politica di parlare, dice l’assessora alle politiche abitative Serena Spinelli, che ha introdotto e concluso la presentazione del Rapporto. La politica deve tenere conto dei dati emersi. “Dispiace vedere che in questo Paese per riportare al centro il tema abitativo si è dovuto vivere una pandemia – dice Spinelli – spiace dire che molti cittadini hanno difficoltà ad accedere al mutuo, a volte non per disagi economici ma a causa delle modalità di lavoro che spesso non sono abbastanza rassicurati per permettere l’accesso al mutuo. E’ servita la pandemia per capire quanto l’affitto impatta sul reddito e l’equilibrio delle famiglie. Un po’ di indizi c’erano anche prima della pandemia. Non tutti si vive in ambienti belli e adeguati, che assicurino la qualità della vita – continua l’assessora – al netto di tutto questo, il tema dell’abitare che torna al centro delle politiche del Paese, è senza dubbio un elemento positivo e fondamentale”. La cosapevolezza è che aitare è un concetto complesso, che comprende anche il diritto alla qualità della vita. “Assumiamo una doppia responsabilità – conclude Spinelli – aumentare la risposta abitativa da un lato e aumentare la qualità della vita attraverso la casa”. Risposte che riguardano anche i 93milioni in arrivo dal Pnrr, in cui, all’adeguamento alla sismica e all’ energia, c’è anche la previsione del ritorno agli spazi comuni. Investmenti che non si fermeranno all’era del covid, che devono sostanziarsi, dice Spinelli, nel “recupero immobili, rigenerazione urbana, piuttosto che in grandi edificazioni. La risposta abitativa è parte di una risposta a 360°, che serve a creare una progettualità complessiva costruita attorno alle persone”.

Ai Sindacati Inquilini  il compito di chiudere e riassumere gli interventi. “Tirando le somme – dice Laura Grandi, segretaria regionale del Sunia – anche quest’anno il compito dell’Osservatorio è positivo, con una pletora di dati importanti e fondamentali per la conoscenza del grado dell’emergenza. Dati che soprattutto la politica dovrà leggere, per capire come stanno le persone, a Firenze e in Toscana. Per quanto ci riguarda, possiamo dire che i cittadini non sono in buone condizioni. La fascia grigia è da diversi anni sprofondata in fascia rossa. La crisi causata dalla pandemia ha allargato ancor di più la platea dei lavoratori poveri, che nella criticità dell’abitare vengono agganciati dall’accelerazione verso la povertà, diventando la casa l’elemento maggiore di esclusione socioeconomica. Criticità che non riguardano solo gli affitti,  ma anche la prima casa, essendo sempre più difficile e complicato assolvere ai mutui. Dai dati riportati, le difficoltà che ci sono ad affrontare le criticità emergono chiaramente: 3600 alloggi sfitti sono tanti, ma il vero problema è che non si riesce mai ad intaccare quel numero, che diventa sempre più sostanzioso di anno in anno. Il numero delle assegnazioni Erp, 799 nell’anno, sono pochissime: equivalgono a 70 alloggi in media consegnati al mese. Dunque, il problema non sono solo gli alloggi vuoti, ma il numero basso di alloggi consegnati, a fronte di un numero di persone che sono in graduatoria, sempre maggiore. Non dimentichiamo che l’Erp è la migliore risposta che si può dare alle famiglie. La formula del social housing diventa una risposta se, come si intravede negli interventi dell’area fiorentina, interventi virtuosi come in via dell’Osteria e Sesto, gli accordi sui canoni con i sindacati degli inquilini hanno l’impronta della sostenibilità. Infatti è necessario aprire gli occhi di fronte al fatto che viviamo in una realtà toscana dove ci sono problemi di affitti insostenibili, anche per famiglie virtulamente nella fascia grigia. Sembra di vivere in una realtà dissociata: sui media, la Firenze green, digitale, poi, dal punto di vista abitativo, siamo al medioevo: case in condizioni pessime, canoni altissimi, tanti affitti al nero, case vuote destinate agli affitti brevi. La riqualificazione della città al momento, sembra andare verso una direzione non rassicurante, che favorisce e si riorganizza a vantaggio delle fasce abbienti. Tutti i milioni che arriveranno o sono arrivati, vadano davvero invece a riqualificare, rigenerare, ma anche ad aumentare, gli alloggi a disposizione dei cittadini. Infine, ultima questione: verranno costruiti altri alloggi popolari, e se sì, quando?”.

 

 

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